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Abbiamo provato Twitch e OnlyFans per capire se rappresentano la nuova frontiera del business online
23 febbraio 2022

Abbiamo provato Twitch e OnlyFans per capire se rappresentano la nuova frontiera del business online

Negli ultimi anni, complice anche la pandemia, molte app e piattaforme sono cresciute a dismisura. Fra queste, Twitch e OnlyFans sono velocemente salite alla ribalta, aumentando i loro iscritti e acquisendo fama presso un ampio pubblico. Entrambi i siti sono fruibili tramite sottoscrizioni a pagamento, si basano principalmente su contenuti video e permettono ai creators di fatturare cifre importanti.

Breve storia di Twitch

Il 19 marzo 2007, Justin Kan e Emmett Shear – all’epoca due giovani informatici pieni di speranze – lanciarono Justin.tv, un sito di live streaming che nel giro di poco tempo ottenne un discreto successo. La categoria dedicata ai videogiochi era quella maggiormente seguita – il sito era diviso in canali di vario genere –, così Kan e Shear decisero di prenderla e renderla indipendente, chiamandola Twitch.tv.

Ben presto – era il 2011 –, Twitch divenne il riferimento per tutti quelli che seguivano gli streamers di videogiochi e gli eventi di eSports. Tre anni dopo, Amazon acquistò l’azienda per 970 milioni di dollari, e da allora non ha fatto altro che crescere: nel 2014 era la quarta fonte di traffico Internet al mondo – subito dopo Netflix, Google e Apple –, e oggi è il trentaquattresimo sito più visitato. Attualmente, Twitch può contare circa venti milioni di utenti attivi ogni giorno, con una media di un milione e mezzo online a qualsiasi ora – più dei canali televisivi tradizionali.

In breve, i videogiochi cominciarono ad essere affiancati anche da altri “argomenti” – dalla divulgazione alle rassegne stampa, dai comizi politici alle conferenze –, e questo perché la natura del sito permette un’interazione continua fra utenti e creators. Una comoda chat, infatti, garantisce una partecipazione costante e in tempo reale – quasi come se si fosse tutti insieme –, e non è un caso che il traffico sia raddoppiato durante la pandemia.

Come funziona Twitch

Sin da subito, Amazon ha implementato un Programma Partner e un Programma Affiliati affinché i creators potessero guadagnare tramite i loro contenuti. Per entrare a far parte di questo Programma, però, bisogna soddisfare alcuni criteri; in particolare, occorre avere almeno cinquanta followers, trasmettere per otto ore in sette giorni e avere una media di tre spettatori a diretta – e riuscire a mantenere tutto questo per un mese.

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L’abbonamento mensile a un canale Twitch costa 4,99 dollari al mese e comprende tutta una serie di optionals – fra cui emoticon e chat “private”. L’azienda trattiene 2,99 dollari dal totale, lasciando il resto al creator. Sottoscrivendo un abbonamento ad Amazon Prime, però, è possibile iscriversi gratuitamente e una volta al mese a un canale a scelta, facendo guadagnare allo streamer l’intera somma di 4,99 dollari. Molti canali, poi, offrono abbonamenti più alti con regali più gustosi – fino a 24,99 dollari al mese –, oppure pacchetti trimestrali per risparmiare qualcosa. Tutti loro, inoltre, ottengono entrate anche dagli spot pubblicitari che intervallano i video e dalle “mance” lasciate dagli spettatori (i bits).

Il Programma Partner

Per diventare partner – oltre ad essere già affiliati – bisogna trasmettere per venticinque ore in giorni diversi, con una media di settantacinque spettatori a diretta. La cosa complicata e svantaggiante è che Twitch premia e dà visibilità a chi ha già un vasto pubblico, quindi è più facile passare da 2000 a 3000 abbonati che da 50 a 75. I partner, però, hanno diversi vantaggi in più, come poter salvare le dirette per sessanta giorni – gli affiliati solo quattordici – e un’assistenza dedicata.

Gli streamers di Twitch guadagnano parecchio. Ninja – famoso videogiocatore e per parecchio tempo persona più seguita sulla piattaforma – ha intascato fino a 7 milioni di dollari all’anno. Nel 2020 – secondo Ebuyer –, il più ricco streamer è stato il campione di Minecraft RanobboLive.

Provare Twitch

La Home di Twitch, al primo ingresso, è emblematica di ciò che la piattaforma rappresenta. In primo piano, al centro, compare la live di SypherVS – una streamer italiana che gioca perlopiù agli sparatutto –, mentre subito sotto vengono proposte le categorie di Fall Guys, League of Legends – che è il gioco più streammato – e Kingdom Come. Ancora più giù, nella sezione “categorie che potrebbero piacerti”, sono suggeriti solo canali che parlano di videogiochi: Fortnite – che è il secondo gioco più stremmato –, Fifa 22, Minecraft.

L’unica categoria “atipica” è Just Chatting. In totale, i suoi canali sono seguiti da quasi diciotto milioni di persone, e gli argomenti sono tutti a base di gente che parla: unboxing, podcast, rassegne stampa sul cinema e altro, chef che cucinano, gente che disegna, che commenta Sanremo, una tizia che balla.

Sulla sinistra, fra i canali consigliati e attualmente in live, ci sono quasi tutti streamers di videogiochi. Molti giocano a Fortnite e League of Legends, uno è un variety streamer – cioè un videogiocatore che prova un po’ tutti i generi – e un altro è un tizio che chiacchiera di varie ed eventuali.

Quasi tutti i canali hanno in descrizione un calendario con i loro orari di diretta, proprio come nei palinsesti tv. La barra di ricerca funziona piuttosto bene – digitando il nome di uno streamer, questo viene fuori –, e l’interfaccia è piuttosto intuitiva. Non resta altro da fare che scegliere un canale e cominciare a godersi la live.

Twitch VS YouTube: come cambia il modo di vedere i video su Internet

Nel 2018, YouTube ha preso il Programma Partner e l’ha copiato spudoratamente. Ora è possibile abbonarsi ai canali per sbloccare dei vantaggi che ricordano vagamente quelli di Twitch: emoji personalizzate, chat riservate e altri optionals a discrezione dello youtuber. Matioskicreator che parla di cinema – fa due live al giorno ogni giorno, e anche lui può ricevere “mance” e donazioni dagli utenti; inoltre, propone abbonamenti per fascia di prezzo, ognuno dei quali garantisce sempre più vantaggi. I Me contro Te, invece, propongono una sola sottoscrizione mensile a 4,99.

A differenza di Twitch, le live YouTube restano per sempre sul canale – a patto che durino meno di dodici ore –, diventando di fatto dei video caricati. Inoltre, il sito di proprietà di Amazon permette di caricare le live su altre piattaforme, quindi non è raro vedere canali YouTube che campano grazie agli spezzoni presi da Twitch e caricati tranquillamente sul sito.

Nonostante questo, Twitch è attualmente la piattaforma più usata per i contenuti live. YouTube, infatti, vive ancora e soprattutto di video caricati, mentre Twitch – così come il suo dominio tv lascia intendere – è una vera e propria televisione, con un palinsesto di orari ben definiti. Su YouTube, invece – anche se un canale carica i suoi contenuti sempre alle 14:00 –, nessuno è obbligato a vedere i video a determinate ore del giorno.

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Il calendario di programmazione di Multiplayer.it

Nell’era dello streaming e delle piattaforme come Netflix – che mettono a disposizione tutto il catalogo in qualsiasi momento –, Twitch è un po’ un ritorno alle origini. Se sappiamo che il nostro streamer preferito fa una live a una certa ora, a quell’ora dobbiamo essere connessi. Inoltre, la chat dal vivo diventa un “doppio schermo” molto più coinvolgente del binomio social-tv: un conto è commentare su Twitter un programma televisivo con la propria cerchia, un conto è farlo con gli spettatori del programma stesso e – addirittura – con chi il programma lo fa. Forse proprio questo coinvolgimento totale e il monopolio dei videogiochi hanno permesso a Twitch di crescere in così poco tempo, diventando un punto di riferimento tanto quanto lo sono Netflix, YouTube e Prime Video.

Breve storia di OnlyFans

OnlyFans – dice Wikipedia – è un sito che “offre un servizio di intrattenimento tramite abbonamento”, i cui creators “possono guadagnare dagli utenti che si iscrivono ai loro contenuti, i fan, appunto”. I contenuti di cui si parla sono diversi e molteplici – video-tutorial di fitness, clip musicali, video-ricette… eccetera eccetera –, ma il sito è famoso soprattutto per l’intrattenimento “a luci rosse”. Su OnlyFans, infatti, il traffico maggiore è generato da pornostar, modelli e modelle, sex workers, dilettanti e non – tutte persone che usano la piattaforma per guadagnare mensilmente e “in proprio”.

Nonostante alcune controversie, il sito fattura attualmente diversi milioni di dollari all’anno. In generale, la piattaforma trattiene il 20% dai guadagni dei creators, lasciando loro il restante 80%. Dal 20%, però, OnlyFans guadagna solo il 12%, perché il resto se ne va in commissioni commerciali e spese di elaborazione. Attualmente – dice il sito stesso –, i creators che usano la piattaforma si aggirano intorno al milione, mentre gli utenti attivi sono circa ottantacinque milioni. Dal 2016, OnlyFans ha pagato ai propri creators un totale di circa mezzo miliardo di dollari.

Come funziona OnlyFans

I creators distribuiscono i loro contenuti tramite abbonamenti mensili che possono essere pagati anche in soluzioni trimestrali, semestrali e annuali. Le sottoscrizioni vanno dai 5 ai 50 dollari al mese – anche in Italia si paga in dollari –, ma non è vietato vendere contenuti singoli fino a un massimo di 100. Questi ultimi, in particolare, sono spesso ceduti a specifici abbonati, magari dopo averli personalizzati su richiesta. In effetti, è grazie alle interazioni in chat che i guadagni diventano importanti: gli utenti hanno il permesso di chiedere contenuti ad hoc che i creators possono accettare o meno, e questi garantiscono sempre delle “mance”. In generale, i creators sfruttano tutte queste possibilità per guadagnare il massimo possibile.

Ovviamente, fra i creatori di contenuti famosi e i creators più “di nicchia” ci sono delle differenze. In proporzione, un influencer che conta 20mila followers su Instagram corrisponde a un creators di OnlyFans con cento abbonati. Se tutti e cento pagano circa 20 dollari al mese, le entrate alla fine dei trenta giorni si aggireranno intorno ai 1600 dollari. A questi, vanno senz’altro aggiunti quelli guadagnati tramite i contenuti personalizzati.

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L’ex pornostar Mia Kalifha, per esempio, propone un abbonamento mensile a 12 dollari. Considerando che i suoi iscritti sono circa 20mila, si parla – come minimo – di 2 milioni di dollari all’anno. Mia Kalifha, però, è un caso eccezionale, perché è una delle persone più seguite in assoluto sulla piattaforma. Denis Dosio, invece – che grazie alla storia delle patatine del McDonald’s ha aumentato a dismisura i suoi abbonati e ora si trova in una fascia intermedia –, conta circa 13mila iscritti, con un abbonamento mensile a 10 dollari.

Grazie a tali cifre, OnlyFans diventa un lavoro a tutti gli effetti. Anche solo cinquanta messaggi privati e relativi contenuti personalizzati significano ore e ore di tempo da dedicare al sito, tanto che non è difficile immaginarsi come i creators famosi e seguiti usino agenzie, “segretari” che smistano la posta in arrivo e altro personale impiegatizio.

OnlyFans e il mondo del porno

Su OnlyFans, come detto, si trovano perlopiù contenuti di nudo esplicito. Qualche tempo fa, la piattaforma aveva fatto sapere che avrebbe vietato questo tipo di prodotto – tutto nasceva da alcune controversie di stampo legale e morale –, salvo poi fare immediato dietrofront per non perdere la loro fonte di guadagno principale. In ogni modo, la connotazione di OnlyFans è così legata ai contenuti per adulti che tutti gli altri vengono fagocitati giorno dopo giorno.

Per certi versi, il sito è stato una salvezza per tutte le star del porno che nel mondo del porno non potevano più vivere. È risaputo da anni che il cinema a luci rosse è fatto di sfruttamento, paghe misere e situazioni al limite: da quando su Internet si trovano siti per adulti con video gratis, nessuno paga più niente per il genere; di conseguenza, chi ci lavora guadagna meno. Nella sua breve carriera – citandola di nuovo –, Mia Kalifha guadagnò solo 12mila dollari.

OnlyFans, in questo contesto, è stata la proverbiale oasi nel deserto. I creators dipendono solo da loro stessi, guadagnano in proprio e lavorano come e quando vogliono. Il fatto che ci si iscriva e si paghi come su una qualsiasi piattaforma streaming, poi – il sito dice che i dati sono al sicuro –, rende tutto più facile.

Provare OnlyFans

OnlyFans non ha un’app completa – gli Store hanno regole ferree sui contenuti per adulti –, né una funzione di ricerca efficiente – per proteggere la privacy, cercare un utente specifico nella barra non garantisce un successo. La Home Page al primo accesso, però, suggerisce alcuni account per aiutarci a iniziare.

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Cercare OnlyFans sullo Store di Google non produce grandi risultati

Cercare i creators su Google non è semplice. Se si conosce il nome esatto, il motore di ricerca restituisce quasi sempre il profilo OnlyFans come primo risultato; digitando un generico “chef OnlyFans” o “OnlyFans video chef”, però, i risultati sono a dir poco deludenti. L’unico vero profilo che appare in questo caso è quello di Talita Chef, una ragazza che propone ricette vegane quasi del tutto svestita – o così si intuisce dalle immagini di copertina. Gli altri risultati, però, sono scarsi: articoli, profili social, video di gente nuda che cucina caricati illegalmente su vari siti porno. Cercando “fitness OnlyFans”, invece, una delle prime pagine che spunta fuori è un articolo del sito con un elenco di creators che si occupano di quello – e quindi scoprirne di interessanti è più facile.

Una cosa positiva è che si possono usare gli altri social per farsi pubblicità. Non è vietato, per esempio, mettere il link al proprio profilo OnlyFans su Instagram, né postare foto di nudo su Twitter per dare qualche anteprima.

Qualche mese fa, il sito ha lanciato Oftv, un app gratuita che può essere scaricata dagli Store e che presenta solo contenuti sfw – cioè “safe for work”, e quindi senza nudi. Al momento – anche se è solo una specie di aggregatore che rimanda al sito principale –, è l’unico modo che ha la piattaforma per monetizzare sugli Store e dare visibilità anche a tutti quei creators che sono stati eclissati dal nudo. Cercando “OnlyFans” sullo Store di Google, purtroppo, l’app non appare fra i primi risultati – bisogna digitare “Oftv” –, ma una volta installata è molto piacevole da usare.

La Home è divisa per categorie – fitness, sport, recenti, cucina –, e i video partono al primo clic. Quello in primo piano, per esempio, si intitola “Patience", e consiste in cinque minuti di monologo da parte di una ragazza che racconta come ha imparato a essere più paziente.

È interessante segnalare che nella Home non c’è neanche un creatore uomo.

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Nella Home non c'è neanche un creator uomo. Sotto a ogni video c'è un link per il canale del creator. La barra di ricerca funziona piuttosto bene.

Le controversie di OnlyFans

I due maggiori problemi di OnlyFans sono l’onnipresenza dei video espliciti che oscurano tutti gli altri e i leaks. Se Oftv potrebbe rimediare almeno in parte al primo, è purtroppo ancora senza soluzione il fatto che tantissimi creators abbiano subito furti e caricamenti illegali dei loro video su siti poco raccomandabili – soprattutto, ovviamente, chi propone contenuti espliciti.

Da un lato, è probabile che la pirateria non intacchi più di tanto le entrate dei creators – chi guadagna molto è anche più famoso, perciò vittima privilegiata di questi furti –, ma un altro discorso sono le implicazioni morali ed etiche della cosa. Si tratta comunque di un ladrocinio di materiale sensibile e protetto, quindi quantificabile come revenge porn e abuso.

Alessandro Mambelli

Alessandro Mambelli

Sono nato in Romagna (terra “solatia, dolce paese”, come scriveva Pascoli) e da qui mi sposto sempre a malincuore. Guardo un sacco di film e monto un sacco di Lego, ma a volte esco anche di casa per andare in libreria. Scrivo per capire il mondo che mi circonda, in qualsiasi forma si presenti.

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