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Le auto elettriche degli anni '90: una scossa nel mondo dei trasporti
31 marzo 2022

Le auto elettriche degli anni '90: una scossa nel mondo dei trasporti

A causa dei cambiamenti climatici e del caro benzina, il tema delle auto elettriche è diventato dominante. Oggi è normale vederle circolare in strada. Ma c'è stato un periodo in cui erano una novità assoluta e misteriosa. Riscopriamo il mondo delle vetture elettriche di serie prodotte negli anni '90.

L’esplosione della centrale di Chernobyl nel 1986 causò dei dibattiti sul tema del rispetto dell'ambiente in ogni ambito: dalla pubblicità all’alimentazione, dalla politica alla cultura. Questa tematica colpì anche il mondo delle quattro ruote, che cominciò a interessarsi maggiormente all’elettrificazione delle vetture. Nel corso dei decenni precedenti, diverse case automobilistiche proposero dei prototipi elettrici non destinati al commercio. Nella prima metà degli anni ’90, invece, cominciarono a essere messe sul mercato delle auto elettriche di serie, vendute assieme alle loro versioni originali. I marchi più dinamici nell'elettrificazione furono l’italiana Fiat e la francese Citroën.

Fiat Panda Elettra

Nel 1990, la Fiat lanciò la Panda Elettra, versione “pulita” della famosa utilitaria torinese. Basata sulla classica Panda 750 Fire a benzina, la versione elettrica aveva un motore alimentato con 12 voluminose batterie al piombo, che occupavano lo spazio del divanetto posteriore e del bagagliaio. Per contenere il peso delle batterie, vennero rinforzati sia i freni che le sospensioni. L'autonomia delle batterie era garantita per circa 100 chilometri, e la loro ricarica completa durava 8/10 ore utilizzando le prese domestiche. In città si poteva circolare senza adoperare la leva del cambio, e la sua velocità massima era di circa 70 km/h.

L’interno della piccola Fiat era molto curato. La plancia e i pannelli delle portiere, ad esempio, erano realizzati utilizzando dei listelli in legno. Nel 1992, la Panda Elettra venne rinnovata, e le batterie al piombo furono sostituite da quelle realizzate in nichel e cadmio. Altra novità fu un piccolo computer che segnalava la percentuale della carica.

La Fiat Panda Elettra rimase in listino sino al 1998. Questa macchina non ebbe un gran successo, soprattutto per colpa del prezzo: 25 milioni e 600 mila lire (nel 1992, con lo stesso prezzo, si poteva comprare una BMW Serie 3 318i). Senza dimenticare la bassa autonomia e le lunghe ricariche.

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Fiat Cinquecento/Seicento Elettra

Nel 1992 arrivò la Fiat Cinquecento Elettra. Le sue caratteristiche erano similari a quelle della Panda Elettra. L’unica differenza era la velocità, un poco più scattante rispetto a quella della Panda (85 km/h contro 70). Ne vennero realizzate circa un centinaio di esemplari.

Nel 1998, il testimone venne raccolto dalla Seicento Elettra, evoluzione della Cinquecento. Le peculiarità di questa nuova vettura erano una velocità massima di 100 km/h, i quattro posti - dato che le batterie erano poste sotto il tunnel centrale e il divanetto - e un sistema di rigenerazione elettrica chiamato e-padal, che si attivava quando veniva rilasciato il pedale dall’acceleratore. La sua carriera si concluse nel 2005 con pochissimi esemplari prodotti, destinati soprattutto alle forze dell’ordine. Il prezzo proibitivo di circa 40 milioni di lire fu uno dei motivi principali del flop (allo stesso prezzo si poteva compare il fuoristrada Land Rover Freelander).

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Citroën Ax Electrique

In Francia, la casa automobilistica più dinamica sul tema dell’elettrico fu la Citroën. Nel 1993 presentò la Citroën Ax Electrique, prima vettura di serie elettrificata del Double Chevron.

La piccola utilitaria francese aveva un motore a corrente continua e una centralina che registrava tutti i comandi dati dal guidatore e il consumo dell’energia. Di serie, aveva un caricatore specifico e un limitatore di prestazioni che si attivava quando la macchina raggiungeva i limiti di temperatura. Le batterie al nichel-cadmio avevano un’autonomia di circa 80 chilometri. Quando stavano per concludere la loro carica, le batterie limitavano le prestazioni normali del veicolo.

L’Ax Electrique non superava i 90 km/h. Una caratteristica oggi normale ma all’epoca innovativa fu il meccanismo di recupero dell’energia che si attivava quando il guidatore rilasciava l’acceleratore. Dato che il motore elettrico produceva poco calore, la vettura era dotata di un riscaldamento ulteriore che andava a carburante, utile soprattutto nei mesi più invernali. Anche la Citroën Ax Electrique ebbe pochissimo successo, e in tre anni di vita ne furono realizzati meno di 400 esemplari.

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Citroën Saxo/Peugeot 106 Electrique

Nel 1996 arrivò la Citroën Saxo, sostituta della Citroën Ax. Nel 1997 ne venne realizzata una versione elettrica, ispirata alla vecchia Ax Electrique. La velocità non superava i 100 km/h; le batterie garantivano un’autonomia di 90 km e si ricaricavano in circa 8 ore.

La Saxo Electrique rimase nei listini Citroën sino al 2004. Ne furono realizzati circa 5500 esemplari, di cui la maggior parte destinati alle Poste francesi e all’EDF (l’ente francese dell’elettricità). Nel 1995 venne realizzata una versione elettrica della Peugeot 106, la cugina della Saxo, con le stesse caratteristiche della più nota Saxo Electrique.

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Il caso Torpedo

Oltre ai modelli già citati, in quel periodo nacque un’azienda dedita alla realizzazione di auto elettriche. L'avventura della Torpedo Auto Elettriche cominciò nel 1989 a Bergamo da un’idea dell’imprenditore Marco Loglio. Quest’azienda prendeva le vetture più economiche prodotte dalle altre case automobilistiche e le riconvertiva in chiave elettrificata. La macchina più famosa dell’azienda era la Torpedo Marbella Elettrica, basata sulla Seat Marbella, versione spagnola della Panda. La Torpedo Marbella era realizzata con i telai che la Seat forniva all’azienda bergamasca. Al posto del classico motore, c’era un propulsore elettrico e 14 batterie al piombo. L’autonomia era inferiore ai 100 km e la velocità massima non superava i 90 km orari. Questa vettura venne prodotta in circa 900 esemplari dal 1989 al 2000. Per un periodo fu la vettura elettrica più acquistata in Europa, battendo anche la Panda Elettra. A fine carriera costava circa 27 milioni, come la versione base della coupè sportiva Ford Puma.

Altri modelli proposti dalla Torpedo erano la Club Elettrica, basata sulla Oltcit Club, vettura rumena venduta in Italia come Citroën Axel, e la Ligier Elettrica, una microcar da guidare con il patentino.

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Perché non hanno avuto successo?

Gli esempi citati hanno dimostrato che queste macchine sono nate troppo in anticipo sui tempi. Pensate per rivoluzionarie il mercato dell’auto di fine '900, sono finite subito nel dimenticatoio.

Uno dei motivi principali del flop era il prezzo. Con la stessa cifra, gli acquirenti potevano acquistare berline di grossa cilindrata o addirittura fuoristrada; quindi perché portarsi a casa un’automobile che dava più problemi che benefici? Anche alcune scelte fatte dalle stesse case automobilistiche andavano controsenso con l’idea stessa di auto pulita: molte di queste vetture utilizzavano delle batterie al piombo o al cadmio, due materiali molto inquinanti e il cui smaltimento è molto costoso. Altra scelta nonsense è quella del riscaldamento dell’Ax Electrique, che - per essere più efficace nei mesi invernali - utilizzava del carburante.

La mobilità elettrica degli anni ’90 è stata subito abbandonata al suo destino. Il pubblico non era invogliato all’acquisto, e spesso non era neanche a conoscenza della presenza di queste vetture. Le campagne pubblicitarie furono inesistenti: il fenomeno delle auto elettriche di serie era trattato solo dalle riviste specializzate, e solo con brevi articoli.

Gli automobilisti continuarono a preferire le auto a benzina e a diesel - le uniche motorizzazioni, tra l'altro, a beneficiare dell’incentivo alla rottamazione introdotto nel 1997. A completare la situazione critica, c'era la mancanza d'infrastrutture stradali dedicate alla ricarica dei veicoli.

L’elettrico di oggi guarda al passato

Oggi, invece, la situazione è cambiata. Le auto elettriche sono diventate comuni, ed è molto facile vederle circolare silenziosamente nelle strade. Nel 2021 sono state immatricolate circa 476.000 automobili elettriche.

Uno degli aspetti più interessanti della futura mobilità elettrica è quella di riproporre dei modelli che hanno fatto la storia dell’automobile in chiave elettrificata. In circolazione esistono già degli esempi come la Citroën E-Mehari, erede della famosa spiaggina francese venduta per 20 anni sino al 1987; la Microlino, il cui stile ricorda quella della BMW Isetta degli anni ’50; la Fiat 500-e, che richiama la macchina che motorizzò l’Italia.

Nel mondo dei prototipi la situazione è più dinamica. Tra le proposte più recenti troviamo la Opel Manta Gse ElektroMOD (ispirata all’omonima coupè degli anni ’70 e ’80), la Renault 5 E-Tech (lo stile ricorda la famosa utilitaria francese di 50 anni fa) e la Volkswagen I.D. Buzz Concept (la versione elettrica del furgoncino tedesco utilizzato dagli hippie e non solo). 

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Il prototipo della Opel Manta elettrica assieme alla sua antenata degli anni '70

Questi esempi dimostrano come il richiamo nostalgico può essere utile per avvicinare le persone all’elettrico. L’utilizzo delle vecchie glorie automobilistiche rivisitate potrebbe creare uno scenario cittadino che rimanda a visioni di un passato che fu. Potremmo quasi viaggiare nel tempo, tornando a contesti tipici degli anni ’70 e '80, ma con un parco auto più pulito rispetto al passato. Un percorso che era cominciato già negli anni ’90, ma allora eravamo troppo nel futuro.

Raffaele Pitzalis

Raffaele Pitzalis

Il mio accento sardo mi precede. Conosco fin troppo bene gli oggetti e gli eventi mediatici antecedenti al 2000. Le mie passioni? Automobili d'epoca, gastronomia, televisione e riviste del passato. Disegno fumetti (Car Crash Fumetti sono io) e fotografo auto per strada. Non ho un abbonamento Netflix però conosco quasi a memoria tutte le puntate de Il Commissario Rex e di Squadra Speciale Cobra 11.

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