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Come la tv-verità ha cambiato la televisione
25 febbraio 2022

Come la tv-verità ha cambiato la televisione

La recente scomparsa di Donatella Raffai, prima conduttrice di Chi l’ha visto?, ha risollevato la questione legata al fenomeno della tv-verità. Ripercorriamo un fenomeno ancora molto florido nella televisione odierna.

I programmi "tv-verità" portarono a un cambiamento del modo di fare di televisione, in cui il privato diventava pubblico. Alcune di queste storiche trasmissioni sono tutt'ora in onda, e diversi volti sono ancora ricordati dal pubblico.

Rai Tre cambia pelle

L’inizio di questo percorso comincia il 15 dicembre 1979, quando nacque la Terza Rete Rai. Il nuovo canale aveva una concezione prettamente regionale, e il suo palinsesto era occupato soprattutto dai programmi del Dipartimento Scuola Educazione e dal Tg3 - nazionale e non. Il problema della prima fase di vita di Rai Tre era la mancanza di una identità specifica, e spesso gli ascolti erano più bassi rispetto a quelli di un'emittente locale.

Tutto cambiò nel 1987, quando divenne direttore Angelo Guglielmi e arrivò la riforma che uniformò la programmazione di Rai Tre con quelle di Rai Uno e Rai Due. Guglielmi trasformò la terza rete in un canale dedicato alla sperimentazione dei linguaggi televisivi: durante la sua direzione, durata fino al 1994, il palinsesto si arricchì di programmi divenuti veri e propri cult, come Blob, Avanzi, Quelli che il calcio, Harem, Milano-Italia, Tunnel e Samarcanda. Nel 1988, precorrendo i tempi, arrivò il programma satirico La Tv delle Ragazze, il cui cast era composto solo da attrici.

Ma Rai Tre cominciò a far parlare di se con l’avvento della tv-verità.

La nascita della tv-verità

Per tv-verità si intende un genere di programmi in cui si racconta la quotidianità con - spesso - la partecipazione attiva del pubblico. Artefice di questo tipo di televisione fu l’autore Lio Beghin. Assieme a Guglielmi, Beghin ha avuto la capacità di stravolgere e dare nuova linfa all’informazione. Inaugurarono questo filone Telefono Giallo e Linea Rovente.

-Telefono giallo: ispirato al programma della BBC Crimewatch, fu la prima trasmissione "verità" in Italia. La prima puntata andò in onda il 29 settembre del 1987, e i conduttori erano Corrado Augias e Donatella Raffai. Il programma era incentrato sui misteri italiani legati alla cronaca nera e alle stragi. Nella prima parte si ricostruivano i casi; nella seconda si apriva il dibattito con gli ospiti in studio. Anche il pubblico poteva essere protagonista, spesso fornendo nuove piste d’indagine. Una delle puntate più famose fu quella dedicata alla strage di Ustica, trasmessa il 6 maggio del 1988. Durante la trasmissione, telefonò un radarista le cui affermazioni permisero la riapertura delle indagini. Il programma terminò nel 1994, nonostante fosse seguito da più di tre milioni e mezzo di persone. Una delle cause fu "l'invadenza" in affari più grandi di lui.

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Corrado Augias, storico conduttore di Telefono giallo

-Linea rovente: la prima puntata andò in onda il 10 novembre del 1987, e alla conduzione c’era il giornalista Giuliano Ferrara. Il programma simulava un processo con un imputato (un personaggio protagonista delle cronache), una fiction che ricostruiva i fatti, i testimoni e, nell’ultima parte, il verdetto deciso dal pubblico da casa.

Questi programmi ideati da Beghin facevano parte del ciclo "Chiama in diretta Rai Tre", e avevano in comune alcune linee telefoniche (come il 06/8262). Altre trasmissioni "al telefono" della tv-verità di Rai Tre erano:

-Posto pubblico nel verde: in onda dal 12 febbraio 1988, il programma aveva cadenza mensile ed era dedicato al tema della solidarietà. Era condotto da Tito Cortese, Pierangelo Bertoli, Nanni Loy e Donatella Raffai. Grazie all’intervento del pubblico da casa, le forze dell’ordine riuscirono a liberare il piccolo Marco Fiora dopo 515 di prigionia.

-Filò: condotto dallo scrittore Giorgio Celli a partire dal 1° novembre del 1988, il programma proponeva dei casi legati al mistero e agli enigmi. Gli inviati di Filò, Donatella Raffai e Fiore De Rienzo, giravano l’Italia per raccogliere testimonianze su eventi inspiegabili. Anche il pubblico da casa poteva proporre dei casi o dare la loro versione dei fatti in diretta.

-Terzo grado: era un programma che si ispirava ai processi medioevali. Trasmesso a partire dal 27 febbraio 1990, il conduttore Piero Craveri, in ogni puntata, metteva sotto torchio l’ospite di turno come un inquisitore. I telespettatori potevano testimoniare e dare il loro giudizio attraverso un numero telefonico dedicato.

-Parte civile: la prima puntata venne trasmessa il 26 novembre del 1991. Il programma dava spazio a tutte le persone che subivano ingiustizie, soprusi e violazioni dei diritti a causa della criminalità e della malasanità. La redazione di Parte civile, oltre alle telefonate, doveva analizzare circa 50 lettere al giorno provenienti da tutta Italia. Il programma era seguito da più di tre milioni di telespettatori, nonostante la concorrenza di Paperissima.

-8262: condotto da Donatella Raffai dal 16 novembre del 1992, la trasmissione trattava casi di cronaca meno noti. Il pubblico da casa era invitato a raccontare le loro storie di quotidianità, ma 8262 ebbe così poco successo che venne cancellato un mese più tardi.

Ma il programma più noto ad aver utilizzato il numero 06/8262 è stato Chi l’ha visto? - una trasmissione destinata ad entrare nella storia della televisione italiana.

Il fenomeno Chi l’ha visto?

Il 30 aprile del 1989, nelle tv italiane, arrivava Chi l’ha visto?, trasmissione dedicata alla ricerca delle persone scomparse. Pilastro del programma era Donatella Raffai, accompagnata da Paolo Guzzanti e Luigi Di Majo. Ispirato alla rubrica di Portobello “Dove sei?”, Chi l’ha visto? divenne subito un caso, perché cercava di raccontare la persona scomparsa senza la morbosità di voler trovare un colpevole a tutti i costi. Ovviamente c'erano molte persone che, al contrario, accusavano. Chi l’ha visto? di fare audience sulla sofferenza altrui. Il programma fu comunque subito apprezzato dal pubblico, tanto da raggiungere picchi di sei milioni di telespettatori.

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Donatella Raffai e Luigi Di Majo. Grazie a loro Chi l'ha visto? divenne un programma di successo

Nella prima puntata di Chi l’ha visto? si parlò di Jennifer Muir, una ragazza americana scomparsa dalla base Nato di Bagnoli nell’estate del 1988. Il programma non aveva una scaletta fissa, anche perché le puntate potevano essere stravolte dalle telefonate dei telespettatori che cercavano di segnalare le persone scomparse. Nella puntata del 19 novembre del 1989, ad esempio, una telespettatrice segnalò la presenza di un camper Ford Transit con targhe parmensi in un parcheggio di Milano: si trattava della casa mobile della famiglia Carretta (composta dal padre Giuseppe, dalla madre Maria e dei fratelli Ferdinando e Nicola), scomparsa nell’estate del 1989. Il ruolo di Chi l’ha visto? fu fondamentale per la risoluzione di questo caso: nel 1998, Ferdinando Carretta, fermato per caso a Londra, confessò i delitti davanti alle telecamere del programma.

Donatella Raffai divenne un volto familiare per milioni d'italiani. La conduttrice era apprezzata dal pubblico per la sua umanità e la sua fermezza. Nel 1990, Raffai vinse l’Oscar TV e il Telegatto come personaggio televisivo femminile dell’anno. Nel 1991, invece, pubblicò il libro Scomparsi, in cui ripercorreva alcuni dei casi più importanti trattati nel corso degli anni da Chi l’ha visto?.

Raffai venne imitata da Corrado Guzzanti nel programma Scusate l’interruzione, trasformandola in una sorta di medium che, in stile L’esorcista, veniva posseduta dalle voci dei familiari che cercavano i loro cari scomparsi. Inoltre, venne citata nel film Occhio alla perestrojka (1990), e fu anche guest star della pellicola La guerra degli Antò (1999). Nel 1993 ritornò alla conduzione di Chi l’ha visto?, riportando il programma al successo originale dopo i risultati mediocri ottenuti dalla coppia Luigi Di Majo e Alessandra Graziottin.

La Fininvest, visto il successo di Chi l’ha visto?, cercò di proporre una sorta di tv-verità dedicata ai casi di cronaca e agli scomparsi. Cercarono di convincere Donatella Raffai a passare alla concorrenza, ma non ci riuscirono. La Fininvest, però, fu in grado di assumere Lio Beghin, l’ideatore della tv-verità. Dopo alcune divergenze con la Rai, infatti, Beghin ideò un programma simile a Chi l’ha visto? e a Telefono Giallo per le reti private. 

Il 27 novembre del 1990, quindi, arrivò su Rete 4 Linea continua, condotto da Rita Dalla Chiesa e Andrea Barberi. Oltre alle puntate serali, il programma aveva una striscia quotidiana in cui si raccontavano le ultime notizie sui casi trattati e le nuove rivelazioni fatte dal pubblico da casa. Il richiamo ai programmi di Rai Tre era molto forte: la scenografia, ad esempio, ricordava moltissimo quelle di Telefono giallo e di Chi l’ha visto?, con telefoni in vista, redazione al lavoro dietro ai conduttori e grandi tavolate in legno chiaro. Linea continua, però, non riuscì a competere con il programma di Raffai, e venne chiuso nel febbraio del 1991.

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Con Linea continua la Fininvest cercò di emulare il successo di Chi l'ha visto? senza riuscirci

Altri esempi della tv-verità di Rai Tre

Nel corso della direzione di Angelo Guglielmi, Rai Tre ha riempito il suo palinsesto con altri programmi legati al filone. Queste trasmissioni, però, non prevedevano l’intervento telefonico degli spettatori. Ecco qualche esempio.

-Un giorno in pretura: in onda dal 18 gennaio 1988, il programma raccontava, in stile documentaristico, i processi nei tribunali. La conduttrice Roberta Petrelluzzi guidava il telespettatore nella comprensione delle questioni più ostiche. Nelle prime stagioni, il programma si occupava di casi minori come furti di autoradio, liti tra vicini, eredità contese od oltraggi ai pubblici ufficiali. Nel corso degli anni, però, Un giorno in pretura ha cominciato a occuparsi d'importanti processi legati alla cronaca nera e agli scandali politici ed economici, come il caso del mostro di Firenze o quello di Wanna Marchi.

-Io confesso: in onda il 19 dicembre del 1988, in ogni puntata Enza Sampò intervistava una persona nascosta da un pannello in plexiglass. Il programma era una sorta di confessionale, in cui si raccontavano sentimenti, trasgressioni e paure. L’obiettivo era quello di far emergere il lato nascosto della società italiana. Io confesso venne cancellato dopo solo una stagione perché considerato troppo morboso.

-Camice bianco: trasmesso a partire dal 2 ottobre del 1989, questo programma raccontava la realtà quotidiana di un pronto soccorso con le sue emergenze e le persone. Al timone della trasmissione c’era Donatella Raffai, nella doppia veste di conduttrice e regista, dato che era lei stessa a filmare gli eventi che avvenivano nell’ospedale.

-Ultimo Minuto: condotto da Simonetta Martone e Maurizio Mannoni a partire dal 30 gennaio 1993, in questo programma si raccontavano storie di persone comuni che avevano affrontato situazioni pericolose come salvataggi all’ultimo minuto o incidenti spettacolari. Ogni evento era narrato attraverso una fiction che ricostruiva l’accaduto.

-Storie maledette: in onda dal 18 settembre del 1994, in ogni puntata Franca Leosini intervista in carcere un personaggio diventato famoso a causa della cronaca nera. La conduttrice cerca di entrare nella mente dell’assassino per capire i veri motivi delle sue azioni. Leosini divenne fin da subito un personaggio famoso, soprattutto per l’utilizzo di un linguaggio molto forbito. Il primo caso di cui si occupò Storie maledette era legato all’omicidio della skipper Annarita Curina, uccisa da Filippo De Cristofaro nel giugno del 1988.

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Franca Leosini, storica conduttrice di Storie maledette

Il ruolo della tv-verità

Fin dalla sua nascita, la tv-verità fu oggetto di dibattito. Per la prima volta il lato privato delle persone diventava pubblico, venendo analizzato in ogni modo. Le accuse più comuni da parte dei detrattori riguardavano la morbosità del raccontare i lati più oscuri della società. Non si può negare, però, come la tv-verità fosse e sia tutt'ora uno strumento utile per l’analisi sociologica e antropologica degli italiani, e un modo per riaprire le indagini su casi dimenticati, spesso raggiungendo la verità (come quello di Elisa Claps, scomparsa nel 1993 e ritrovata nel 2010 sepolta nel sottotetto di una chiesa).

Con la tv-verità , poi, cambiò anche il ruolo del telefono. In precedenza, infatti, il telefono collegava il pubblico solo durante i giochi a premi; con l’avvento dei programmi che raccontavano il privato, invece, il telefono era il mezzo attraverso cui si formava la trasmissione. I programmi potevano essere stravolti da una sola chiamata. La scaletta era mobilissima, e i conduttori dovevano essere in grado di restare saldi nonostante i cambi repentini di registro.

Dopo l’era Guglielmi, il fenomeno della tv-verità non si fermò; anzi, divenne ancora più invasivo. Nel corso dei decenni - sia sulle reti pubbliche, sua sulle reti private - arrivarono programmi come Scrupoli, Forum, Stranamore, Pronto polizia, Scene da un matrimonio, Allarme in città, Quarto grado, C’è posta per te, Real TV, Linea gialla. I temi spaziavano dall’amore ai litigi e dalla famiglia alla cronaca, ma la cosa in comune era - ed è - il racconto del reale.

La tv-verità è un modo di fare televisione che si pone al servizio del pubblico. Una tv che ha a che fare col quotidiano, di cui tutti noi siamo protagonisti e testimoni, anche senza volerlo.

Raffaele Pitzalis

Raffaele Pitzalis

Il mio accento sardo mi precede. Conosco fin troppo bene gli oggetti e gli eventi mediatici antecedenti al 2000. Le mie passioni? Automobili d'epoca, gastronomia, televisione e riviste del passato. Disegno fumetti (Car Crash Fumetti sono io) e fotografo auto per strada. Non ho un abbonamento Netflix però conosco quasi a memoria tutte le puntate de Il Commissario Rex e di Squadra Speciale Cobra 11.

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