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Dentro la Corea del Nord: vivere sotto la propaganda di Kim Jong-un
27 febbraio 2022

Dentro la Corea del Nord: vivere sotto la propaganda di Kim Jong-un

Comprendere l’istruzione e il contesto sociale di un paese come la Corea del Nord significa analizzare alla radice la struttura di questo paese, dove la propaganda, i divieti e le regole da seguire sono impartiti fin dalla giovane età.

La Corea del Nord rappresenta l’esempio perfetto di “distopia”. Un mondo dove tutto ciò che accade può essere pericoloso, negativo e ostile. Un concetto e un avvertimento per chi vive la realtà di tutti i giorni. In fondo, è questo il rapporto tra la Repubblica Democratica Popolare di Corea e gli altri Paesi: un luogo distante, nascosto e parallelo, benché verissimo.

Il tessuto sociale nordcoreano

Per capirlo occorre, innanzitutto, muoversi all’interno del contesto sociale del paese. Ogni cosa in Corea del Nord è controllata e sorvegliata: televisione, Internet, stampa e politica sono solo alcune delle attività su cui il governo coreano ha pieno potere. Il sistema sociale è basato su caste: al vertice (il 25% della popolazione) si trova la classe dirigente, che gode dei benefici della dinastia Kim; la classe intermedia (55%) è composta da chi subisce la superiorità della classe regnante; infine, ci sono i cittadini ostili al regime (20%). La capitale Pyongyang è luogo di difficile accesso per chi non fa parte della classe dirigente. In altre parole, il 75% della popolazione non può viverci. La fedeltà al regime rappresenta uno snodo fondamentale nella vita di un nordcoreano. Sulla base di questo, la vita può cambiare in meglio o in peggio: il governo può decidere per tutti in merito a cibo, lavoro e istruzione universitaria.

La scuola

Il sistema scolastico è basato sul modello sovietico. Tra il 1950 e il 1956, complice la guerra fra le due Coree e l’analfabetismo nella popolazione adulta (2,3 milioni di persone), venne istituita la scuola primaria obbligatoria. Nel 1975, poi, si allungò l'istruzione obbligatoria a undici anni: un anno di istruzione prescolare e dieci anni di istruzione primaria e secondaria.

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Fonte: bloomingkorea.it

La Kim Il Sung University, fondata nel 1946, è l’unico istituto superiore del Paese che permette il conseguimento di lauree, master e dottorati. È un’istituzione d’élite: il concorso per l’ammissione è intenso, e fra i criteri d’ingresso - oltre a quelli di carattere politico - rientrano anche i voti della scuola media superiore. La Kim Il Sung University include le facoltà di Economia, Storia, Filosofia, Diritto, Lingue e letterature straniere, Geografia, Fisica, Matematica, Chimica, Energia atomica, Biologia e Informatica.

La politica è protagonista nell’istruzione della Corea del Nord

Kim Il Sung sosteneva che solo attraverso un’adeguata educazione politica e ideologica fosse possibile allevare studenti come rivoluzionari. I programmi scolastici, infatti, sono bilanciati tra materie accademiche e politiche. Secondo lo studioso sudcoreano Park Youngsoon, materie come la lingua coreana, la matematica, l’educazione fisica, il disegno e la musica costituiscono la maggior parte dell’istruzione nelle scuole primarie. Nelle scuole medie superiori (in realtà già dalle scuole d’infanzia) sono presenti invece le materie a orientamento politico. Infine, tutto ruota intorno "all’eterno presidente” e “all’eterno segretario generale” - rispettivamente Kim Il Sung e Kim Jong Il (nonno e padre di Kim Jong Un).

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Damir Sagoji (fonte: Reuters)

Le loro foto e statue sono presenti ovunque, e il rispetto e l’ammirazione devono far parte dell’educazione della popolazione. Come ha raccontato Hyeonseo Lee, scappato dal Paese, a scuola si trascorre molto tempo a studiare la storia di Kim II Sung. Sul mondo esterno, eccetto America, Corea del Sud e Giappone (studiati come nemici della patria), viene raccontato poco. La maggior parte del materiale scolastico si basa sull’ideologia Juche (l’assoluta obbedienza ai leader del regime), sulle politiche lavorative del partito, sulle tradizioni rivoluzionarie e sul credo comunista.

Le testimonianze dall’ambiente scolastico nordcoreano

Sappiamo molto del sistema scolastico della Corea del Nord grazie alle testimonianze dei ragazzi che lo hanno vissuto in prima persona. In tutte le sue forme, anche quelle più brutali. Evelyn Jeong, scappata con la madre nel 2014 passando per il confine cinese, ha raccontato la scuola nordcoreana sottolineando la persistenza della propaganda. Spesso vengono eseguite condanne a morte davanti agli studenti: l’obiettivo è far capire sin da subito le conseguenze per chi non mostra fedeltà al regime. Gli studenti, se non fanno i compiti o non memorizzano correttamente il materiale dato, sono soggetti a dure punizioni fisiche. Questo tipo di educazione influenza notevolmente il popolo nordcoreano.

Tutto ruota intorno alla propaganda

L’educazione dei giovani passa anche da quello che accade al di fuori del contesto scolastico. Fondamentali, in questo senso, sono le gite nei luoghi di culto del regime (sono circa 60, e tutti legati alla dinastia Kim). L’educazione si mescola con il culto e l’idolatria per i padri fondatori del Paese. Qualsiasi religione è vista come una minaccia. Viene quindi soppressa con la violenza ogni devozione che non riguardi Kim Il Sung, Kim Jong Il e Kim Jong Un. Le prime parole che i bambini nordcoreani imparano sono i nomi dei leader. Musica, film e cartoni animati fanno parte della propaganda, distorcendo la realtà e tutto ciò che sta al di fuori del Paese. "Noi siamo i migliori e siamo nel giusto, a differenza di tutto il resto del mondo" - proprio come nell’Utopia di Tommaso Moro. In realtà, come dimostrano le migliaia di persone che ogni anno scappano dalla Corea del Nord, non è esattamente così.

Andrea Cicalò

Andrea Cicalò

Il cognome può disorientare ma sono nato e cresciuto in Sardegna. Studiare giornalismo ed editoria mi ha portato a Parma per due anni. Leggo, scrivo, esploro. Attualità, società e sport sono la mia calamita principale. Amo avventurarmi in mezzo alla natura e alle montagne nonostante le mie vertigini. Tuttavia, non rinnego la filosofia “Divano e serie tv”.

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