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Alla scoperta dei remake turchi: quando l'imitazione genera epicità
04 agosto 2022

Alla scoperta dei remake turchi: quando l'imitazione genera epicità

Quando si parla di cinema, spesso, si citano solo i film dei registi famosi. Eppure, il mondo della Settima Arte si può declinare in vari aspetti e ambiti poco noti.

Abbiamo tanto bistrattato film parodistici italiani come Il silenzio dei prosciutti (1994) e Box Office 3D (2011) - entrambi diretti da Ezio Greggio -, Chicken Park (1994) di Jerry Calà, L’Esorciccio (1975) di Ciccio Ingrassia. Abbiamo bistrattato la trilogia de Le comiche con Renato Pozzetto e Paolo Villaggio, i film di Franco e Ciccio, TotoTarzan (1950), Psycosissimo (1961) e A noi piace freddo (1960) con Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi. Prendiamo in giro i “disaster movie” americani che simulano la distruzione dell’intera umanità, i ninja-movie giapponesi o i legal thriller. Eppure, esiste una tipologia di film quasi sconosciuta che regala tantissimi spunti. Si tratta dei remake turchi di alcuni film famosi.

L'arte turca dello scopiazzamento cinematografico

Pressoché sconosciuti in Italia, i remake turchi sono stati scoperti grazie all’avvento di Internet, diffondendo il fenomeno della turksploitation - la scopiazzatura turca low budget di grandi cult del cinema. Gli appassionati e alcuni youtubers hanno fatto il resto, raccontando il mondo stravagante della cinematografia turca.

Nel passato, era molto difficile che i film campioni d'incassi raggiungessero i cinema di Istanbul e dintorni. Realizzati con budget risicati, i remake turchi cercavano di seguire la scia dei film più blasonati. Il risultato finale, però, era tragicomico, con sceneggiature fin troppo sopra le righe e prove attoriali da premio Oscar in cartapesta.

Vediamo alcuni esempi.

Badi (1983)

Conosciuto come l’"E.T turco", è il caposaldo di questi remake. La bruttezza dell’alieno amorfo salta subito agli occhi, e si capisce immediatamente che dietro le sembianze di Badi c’è un bambino. La trama è uguale a quella del più noto film di Spielberg: un alieno lasciato sulla terra viene aiutato da un gruppo di bambini affinché possa ritornare sul suo pianeta. La scena finale è significativa, perché al posto delle bici usano un carretto malandato.

Desta stupore il cielo, che in alcune scene diventa verde: nonsense allo stato puro. Ma la sequenza più bella - che vale tutto il film - è quella che riguarda il sogno del protagonista. In un’aula scolastica, gli studenti, il professore e Badi si scatenano sulle note di Chi chi chi co co co, canzone di Pippo Franco.

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Locandina del film Badi, noto come "E.T. turco"

Homoti (1987)

Altra pellicola simile a E.T., parla di un alieno omosessuale che approda sulla Terra. Dovrebbe essere un esemplare di sesso maschile, ma le proporzioni sono parecchio strambe: ha un gonnellino di pelle aliena che non mostra l’attaccatura delle gambe e un fondoschiena da top-model. Anche la faccia dell’alieno è sconvolgente, e pare una vecchia zia miope che ha scordato gli occhiali.

Homoti viene ospitato da un reporter il cui capo vuole fare lo scoop della vita. L'alieno è scappato dal suo pianeta a causa di una dittatura, e ha il potere di mostrare delle linee viola disegnate sulla pellicola (tipo gli spot sulla prevenzione dell’AIDS dei primi anni ’90). A un certo punto arriva un fotografo malvagio che cerca di ritrarre l’alieno, che, per vendetta, gli attacca la macchina fotografica negli occhi e lo appende al soffitto. Verso la parte finale appare anche il vero E.T.: si tratta di un'action-figure con gli occhi luminosi. Magistrale la scena in cui Homoti s'imbratta la faccia con il rossetto per conquistare il protagonista.

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Il bellissimo Homoti con la domestica, che piange perché ha il privilegio di essere seduta accanto all'E.T anatolico

Korkusuz (1986)

Remake poco velato del pompatissimo Rambo. La missione del protagonista è quella di stanare dei terroristi che vivono nelle montagne. Questo Rambo è ultra-pompato e armato di bazooka che non si scarica mai, i cui proiettili descrivono parabole che metterebbero in crisi tutti gli esperti di balistica.

Il regista cercò di riproporre una scena cult di Rambo 2 - quella in cui Sylvester Stallone subisce la forza di un getto d’acqua ad alta pressione -, ma i mezzi e il budget erano leggermente differenti, quindi il potente getto d’acqua venne fatto con una pompa da giardino. L’attore cercò in tutti i modi di simulare la sofferenza, ma quel getto d’acqua non avrebbe fatto male neanche a un cespo di lattuga. Ultima chicca: la colonna sonora del film è stata rubata dall'originale.

Dunyayi Kurtaran Adam (1982)

È conosciuto a livello mondiale come lo “Star Wars turco”. DKA (lo abbreviamo in questo modo) non è un film, ma un plagio su celluloide. Oltre ad aver “preso in prestito” pezzi e materiale dal vero Star Wars, DKA ha fregato un brano da Indiana Jones e alcuni personaggi dal Mago di Oz. La sceneggiatura è roba fantascientifica - nel senso che nessun essere umano senziente potrebbe pensare a cose così strambe. Il green screen è stato torturato, e l’addetto agli effetti speciali era in preda a una crisi mistica.

Il film comincia con una battaglia spaziale in cui vediamo un pianeta che è palesemente un uovo di gallina. Le inquadrature dalla navicella cambiano: in una vediamo un canyon, in quella successiva non più.

I due protagonisti, giunti su un pianeta misterioso, vengono attaccati da persone che indossano una tuta che dovrebbe rappresentare dei cavalli scheletrici, poi si imbattano in un distopico robot blu oltremare che comanda un esercito di cartonati. Durante il loro peregrinare incontreranno anche delle mummie, un avo del Gabibbo e orsi fucsia stile Uan di Bim Bum Bam. 

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Una scena mozzafiato tratta da Dunyayi Kurtaran Adam

Kader Diyelim (1995)

Può un film cult come Psyco passare dal giallo a un altro genere cinematografico? In Turchia ci sono riusciti, trasformando la pellicola di Hitchcock in un musical. Ovviamente l’accompagnamento musicale è la cosa più spaventosa del film, con brani peggiori di quelli dei film con Mario Merola.

Nello Psyco anatolico, una segretaria ruba dei soldi per pagare i debiti del suo ragazzo e poi sposarsi. Si ferma in un hotel, dove conosce un misterioso personaggio. La scena cult dell’omicidio nella doccia è incredibilmente statica, così come lo sguardo del killer - che pare uno che ha subito una lobotomia istantanea. Il coltello, inoltre, fa meno danni del grissino che taglia il tonno della famosa pubblicità. Forse la prossima idea sarà forse trasformare Il silenzio degli innocenti in un film comico. Ah no, ci ha già pensato Ezio Greggio

Yilmanyan Seytan (1973)

Arrivato in Italia con il titolo de L’invincibile Batman, il film fa il verso alle pellicole dedicate ai supereroi dei fumetti. Già l’inizio della pellicola fa presagire la china del film: un sosia di Marx viene ucciso da un sicario che lancia contro il cosplayer un coltello boomerang, il tutto con una fotografia che ricorda una vasca dell’acquario di Genova.

La trama è piuttosto estrosa: un cattivone con dei baffi improbabili vuole distruggere la Terra grazie all’ausilio di un robot di cartone. A fermarlo ci penserà Faccia di bronzo, con il suo aiutante viscidone. Il villain è un deficiente per tanti motivi: riempie di gas un vagone e poco dopo entra senza maschera antigas; lascia un telefono nel luogo in cui si trovano uno scienziato rapito assieme a sua figlia; tra gli scagnozzi ha un tizio che cerca di uccidere il protagonista con le carte da gioco.

Alcune scelte stilistiche sono più agghiaccianti di un tweet di Hoara Borselli: in una scena di lotta in un ufficio, mancando una parete della stanza, i due litiganti vengono catapultati all’esterno. Altra genialità è l’arrivo di Faccia di bronzo sopra il treno: cammina senza problemi perché il treno è fermo - anche se, con grande fantasia, dobbiamo credere che sia in movimento. Il film va visto solo per godere del robottone ammazza-tutti. Sublime!

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Il terribile robot cartonato del film Yilmanyan Seytan

Cöl (1983)

Rivisitazione turca de Lo Squalo di Spielberg: un killer disturba i piani di un'organizzazione criminale, si farà aiutare da un suo amico ma la mafia e polizia cercheranno in tutti i modi di farli fuori. Anche in questo capolavoro cinematografico ci sono furti di colonne sonore: Eye of the Tiger di Rocky e la musichetta di Psycho. 

Appare lo squalo, anche se risulta essere peggiore di quei materassini che simulano le sembianze degli animali. Il film è un sunto di vari generi cinematografici mischiati nella maniera peggiore: ci sono parti comiche, inseguimenti, risse, donnine formose e "drammaticità".

Supermen Dönüyor (1979)

Nel 1978, Christopher Reeve indossò i panni di Superman, decretando il successo del supereroe della DC Comics in tutti i cinema del mondo… tranne in Italia, visto che il titolo più seguito fu Ciao Nì, il distopico film con protagonista Renato Zero. Superman dovette accontentarsi del secondo gradino del podio. Ma a noi interessa la versione turca.

Tayfan è un giornalista, e scopre che è stato adottato. Intuisce che le sue origini sono aliene quando i genitori tirano fuori da una cassa una pietra verde luminosa che sembra una torcia portatile. Intanto, uno scienziato malvagio vuole prendere un meteorite per governare il mondo. Se in Superman c’è la “Fortezza della solitudine”, in Supermen Dönüyor c’è una caverna tipo Grotte di Postumia.

Vi chiederete se il Superman turco vola, e la risposta è ni. Vola, in effetti, ma appeso a un green screen con immagini sproporzionate e fuori scala. I combattimenti sono mozzafiato: manco Bud Spencer e Terence Hill tiravano schiaffoni e manrovesci con una tale enfasi. Credibilissimo anche il momento palpitante in cui il Superman anatolico ferma due treni. Ma il vero mistero del film è solo uno: perché alcune scene sono verde evidenziatore?

Anche in questo capolavoro, la colonna sonora è stata sgraffignata senza vergogna dalla pellicola originale. Della serie, "quando la Kryptonite non fa male solo a Superman".

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Gli incredibilii effetti speciali del film Supermen Dönüyor

Ayşecik ve Sihirli Cüceler Rüyalar Ülkesindeler (1971)

Il titolo tradotto in italiano è La piccola Ayşecik e i magici nanetti nella terra dei sogni, e già da qui potete intuire cos'abbiano fumato gli sceneggiatori di questo velato rifacimento de Il mago di OzUna dodicenne campagnola, a causa di un tornado, finisce in un mondo magico in cui ci sono dei nani. Nella fantastica Città di Smeraldo la protagonista incontra un uomo di paglia, un lago sporco, un uomo di latta con un imbuto in testa e un tizio con una pelliccia al collo che dovrebbe essere un leone. Dopo mille peripezie, la ragazzina incontra la strega del sud. La megera verrà sconfitta con un gavettone, sciogliendola all’istante. Tutto ritorna alla normalità. La protagonista rientra nella sua casupola, a faticare come un mulo da soma, mentre Oz è libera dalla strega ma non dallo schifo dei personaggi.

Biri beni gözlüyor (1988)

Se le atmosfere del film Shining vi hanno terrorizzato, il remake turco vi terrorizzerà ugualmente, ma per altri motivi. Uno scrittore, assieme alla moglie e al figlio, si recano in un hotel su un’isola deserta - anche se sono palesemente degli appartamenti popolari - per trovare l’ispirazione per un nuovo romanzo. Un marinaio li avvisa che ogni 15 del mese si alza un vento che fa impazzire le persone.

Una delle cose più agghiaccianti del film sono le riprese notturne, così buie da non far vedere nulla. Anche gli “attori” danno il loro contributo per rendere trash il remake del film di Kubrick. In alcune scene, l’uomo cerca di far fuori la moglie strangolandola, e lei si lamenta dei tentati omicidi minacciando il divorzio, anche se pochi secondi dopo si concede al marito. Altro momento cult è quando il figlio sbatte la testa in un muro per colpa del padre. La regia magistrale è riuscita a riprendere la scena in modo tale che risultasse palese il fatto che il fanciullo non abbia davvero dato una craniata nella parete. La testa, però, l’hanno sbattuta sicuramente gli sceneggiatori, perché nella parte conclusiva decidono di rinchiudere il protagonista in un congelatore con un lato a vetro. Anche se mancano la luccicanza e le gemelle, il film compensa tutto con una dose incredibile di nonsense e qualità scadente, come nella scena dell'impiccagione.

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La locandina del film Biri beni gözlüyor, lo "Shining turco"

Seytan (1974)

È il meraviglioso remake turco de L’Esorcista. La Regan turca viene posseduta da un demone, ma arriva un esorcista per estirpare il maligno. Le scene della possessione demoniaca sono allucinanti: la ragazzina salta nel letto per simulare l’azione maligna del diavolo. A completare questa deliziosa scenetta, arriva pure la madre a distruggere le molle del letto.

Per simulare la testa roteante hanno realizzato un busto fisso, mentre l’attrice, posizionata dietro al marchingegno, gira il capo senza problemi. La scena del vomito verde è bellissima: la posseduta entra in modalità sputo con catarro e tira della crema di piselli molto densa in faccia all'esorcista. Poco dopo, la ragazzina vomita calce.

Il malvagio demone è in realtà un componente di un carro carnevalesco. La storica colonna sonora di Mike Oldfield, Tubular Bells, è stata rubata e messa nelle scene più sbagliate, tipo quando la bimba gioca a tennis o visita una mostra con la madre. Tutto il film è stato ripreso come se fosse un filmino di una Prima Comunione.

Altin Cocuk (1966)

Se nei ricordi di tutti noi il primo James Bond è Sean Connery, in Turchia Goksel Arsoy veste i panni della spia Altin Cocuk. Il nostro eroe turco è in vacanza a Londra, mentre nella sua terra natia viene ucciso un suo collega. L’azione criminale è dovuta al mitomane Demetrius, il cui sogno è quello di distruggere la Turchia con una bomba atomica. Per fermare Cocuk, Demetrius usa delle donne che fanno di tutto per portarsi a letto la spia, riuscendoci clamorosamente. Il film è la copia sputata di 007 – Thunderball. È forse il remake turco più passabile tra quelli citati.

Quest’ampia panoramica dedicata ai remake turchi ha dimostrato come l’arte di arrangiarsi ha portato a prodotti che hanno trovato una seconda rinascita grazie al web. Una fama che forse non avevano ottenuto nemmeno quando erano usciti al cinema. È giusto riscoprire queste pellicole, anche solo per apprezzare lo sforzo dei registi, degli attori e degli sceneggiatori.

Raffaele Pitzalis

Raffaele Pitzalis

Il mio accento sardo mi precede. Conosco fin troppo bene gli oggetti e gli eventi mediatici antecedenti al 2000. Le mie passioni? Automobili d'epoca, gastronomia, televisione e riviste del passato. Disegno fumetti (Car Crash Fumetti sono io) e fotografo auto per strada. Non ho un abbonamento Netflix però conosco quasi a memoria tutte le puntate de Il Commissario Rex e di Squadra Speciale Cobra 11.

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