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Dal Doctor Strabik ai Gelosuccosi: gli italiani e il marketing attraverso i gelati industriali
05 luglio 2022

Dal Doctor Strabik ai Gelosuccosi: gli italiani e il marketing attraverso i gelati industriali

L’inizio dell’estate segna l’arrivo di un prodotto tipico di questa stagione: i gelati industriali

I gelati industriali accompagnano gli italiani da oltre sessant’anni. Una rilettura moderna dei prodotti visibili nei tabelloni metallici affissi nei bar e nei locali permette di riscoprire molti aspetti legati alla nostra società e al marketing.

Quando gli acquirenti sono i bambini

Una fetta importante di chi gusta i gelati industriali è formata dai bambini e dai ragazzi. Le aziende hanno sempre fatto leva su quest’aspetto, proponendo prodotti che richiamassero il mondo preadolescenziale. Ecco qualche esempio.

Gran Premio - proposto dalla Eldorado nei primissimi anni ’70 - aveva un packaging curioso. Per gustare il prodotto bisognava rovesciare la confezione che riproduceva una macchina sportiva e togliere la pellicola argentata. Una volta terminato il gealto, la confezione diventava un giocattolo.

Nel 1984, la Sammontana propose Pupazzetto, un gelato cremoso che riproduceva il volto di un simil Babbo Natale senza barba.

Doctor Strabik - sempre dalla Eldorado, ma nel '90 - consisteva in due gelati ovali divisi in due parti: una metà era al cioccolato, l'altra ai gusti panna e fragola. Al centro degli occhi c'erano due chewing-gum rotondi. Una volta gustato il prodotto, lo stecco poteva essere utilizzato come fionda.

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Pubblicità del 1991 del gelato Doctor Strabik della Eldorado

Alla fine degli anni ’90, la Sammontana lanciò Froggy – La rana dalla bocca larga, un gelato con le sembianze di una rana stralunata. Gli occhi erano alla vaniglia e fragola, la bocca alla fragola e il resto del gelato al pistacchio.

Il ruolo dei fumetti

Nel corso degli anni, diversi personaggi sono stati trasformati in gelato. Nel '78, per esempio, i tabelloni Motta proponevano due gelati legati al mondo dei fumetti. Il primo era la Coppa Gulp, ai gusti panna e cacao, amarena o stracciatella. Nella vaschetta erano stampate alcune scenette con protagonisti i personaggi del programma Supergulp, trasmesso su Rai Due dal 1977 al 1981. L’altra proposta era il gelato Nick Carter, chiamato così in onore dell’investigatore ideato da Bonvi.

Nei primi anni ’80, la Eldorado collaborò con la Disney inserendo i personaggi del mondo di Topolino in alcuni gelati. Nel classico Cucciolone, per esempio, erano stampate alcune strisce con protagonisti Paperino e Pippo. La classica coppetta Music cambiò nome in Sport Goofy, perché nella ciotolina fu inserito Pippo impegnato in varie discipline sportive. Negli anni successivi, arrivarono anche i ghiaccioli Pippo (alla fragola) e Topolino (all’arancia).

Nel 1999, anche Motta propose diversi gelati a tema Disney. Lo stecco di Gulp era un'action-figure monocolore di Zio Paperone, Paperina, Paperino o Paperoga. Topolino, un gelato alla panna ricoperto da un biscotto, riproduceva il volto del personaggio simbolo della Disney.

Le aziende gelatiere attinsero anche dai palinsesti televisivi per proporre alimenti che facessero gola ai più piccoli, cioè al pubblico che guardava i cartoni animati nelle neonate emittenti private. Nell'85, per esempio, Sammontana propose due ghiaccioli a tema Puffi: uno a forma di Grande Puffo, l’altro con le sembianze di Puffetta. La serie animata tratta dalle strsice di Peyo, all'epoca, era trasmessa su Italia 1.

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Pubblicità del 1985 dei ghiaccioli dei Puffi proposti dalla Sammontana

L’Alemagna, nei primi anni ‘80, realizzò un gelato che riproduceva interamente il personaggio di Gatto Silvestro. La Sanson, un decennio più tardi, lanciò il gelato Turtles Ninja, con il volto di Raffaello. Nello stesso periodo, Motta propose un gelato che riproduceva il volto della Pantera Rosa, la cui serie animata veniva trasmessa su Italia 1.

Nel 1994, in occasione di un concorso che metteva in palio duecentocinqunata Super Nintendo, la Eldorado propose un gelato cremoso con le sembianze di Mario, che in quell’anno era nei negozi con il videogioco Super Mario All-Stars.

Utilizzare personaggi notori per fidelizzare i più piccoli a un marchio o a un'azienda è una delle tecniche di marketing più note. Sfruttando l’incapacità critica dei minori, infatti, la pubblicità è in grado di manipolare i più piccoli come vuole.

Il fenomeno del co-marketing

Recentemente, hanno destato parecchio interesse le collaborazioni fra Algida e Kinder e Algida e Barilla. Il risultato è stato la realizzazione di gelati che richiamano altri prodotti noti, come il cornetto Kinder Bueno, il biscotto-gelato Gocciole e il cono Pan di Stelle. Queste partnership non sono una novità, ma un modo per attirare i clienti che fanno associazioni positive fra i vari marchi.

Questo fenomeno è definito co-marketing, ovvero un’alleanza temporanea da parte di due o più imprese che mettono a disposizione risorse e competenze comuni con l’obiettivo finale di accrescere il mercato di entrambe. Gli esempi nel mondo dei gelati confezionati si sprecano.

Alla fine degli ’70, la dietetica cominciò a essere una tematica importante per milioni d'italiani. Uno dei regimi alimentari più in voga era la dieta Weight Watchers: alcune aziende alimentari italiane realizzarono dei prodotti che erano adatti a chi seguiva questa dieta, e la scritta "Weight Watchers" compariva nelle etichette come garanzia. Anche Motta ne approfittò, proponendo la Coppa Salvalinea, un gelato approvato dagli esperti di questa dieta americana.

Nella seconda metà degli anni ‘80, Motta iniziò un’altra collaborazione, stavolta con la Chiquita, e mise sul mercato diversi prodotti da forno e gelati. Grazie a questo joint-venture, nacquero i ghiaccioli al gusto di fragola e banana, lampone, cocco e frutto della passione, cocco e ananas e banana e frutto della passione.

Sempre Motta, negli anni '90, realizzò delle barrette gelato firmate da Twix, Mars e Bounty. Nello stesso periodo, la Sanson realizzò assieme alla Chupa Chups un gelato cilindrico alla panna e al cacao. Una volta terminato il gelato, dalla confezione fuoriusciva un lecca-lecca.

Nel 1994, in concomitanza con un concorso a premi, la Sammontana realizzò Prezzemolo, un gelato con la forma del faccione della mascotte di Gardaland, ai gusti vaniglia, fragola e pistacchio. Nel 1998, Sammontana rinnovò Prezzemolo, trasformandolo in un gelato a stecco. 

Spot del 1998 dedicato al gelato Prezzemolo

Alla fine degli anni ’90, Motta lanciò lo Smarties Pop Up, un gelato alla panna di forma cilindrica con pezzetti di cioccolato colorato. Nello stecco trasparente erano racchiuse alcune lenti di cioccolato della Smarties.

Anche alcune aziende produttrici di bevande fecero delle collaborazioni con le aziende gelatiere, soprattutto per la produzione di granite e ghiaccioli. Nel 1990, Motta lanciò sul mercato due granite e due ghiaccioli - uno al limone e l’altro all’arancia - realizzati in collaborazione con Lemonsoda e Oransoda. Nello stesso periodo, sempre Motta collaborò con Nestea per creare dei ghiaccioli al gusto di tè alla pesca e tè al limone. Nei primi anni ’90, invece, Algida collaborò con Lipton, realizzando un ghiacciolo simil granita al gusto di limone e pesca.

Gelati e sport

In estate, fra Mondiali, Europei, Olimpiadi, gare di atletica e di nuoto e Tour de France, si disputano tantissime competizioni sportive. Le aziende hanno sfruttato l’eco di questi eventi per creare dei gelati ad hoc.

Durante i Mondiali e gli Europei di calcio venivano proposti gelati che richiamavano il tricolore: il rosso era fragola o amarena, il bianco era limone e il verde era mela o menta. Per esempio, il ghiacciolo Tropical Trigusto della Gis e il Mottafrutto Tricolore venduto da Motta - entrambi negli anni ’80.

Durante i Mondiali di Italia ’90, invece, Eldorado lanciò il ghiacciolo tricolore Forza Azzurri, mentre Motta propose la Coppa del Mondo (vaniglia, crema pasticciera e gianduia).

Eldorado, negli anni ’60 e ’70, proponeva un gelato chiamato Miniball, inserito in un contenitore a forma di pallone. Una volta gustato il prodotto, la confezione diventava un pratico contenitore. Altro gelato a tema calcio era la Coppa dei Campioni, storica coppetta Motta equamente divisa tra panna e cioccolato. 

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Pubblicità dei primi anni '60 della Coppa dei Campioni Motta

Ovviamente, anche gli altri sport erano presi in considerazione dalle aziende gelatiere. La Gis, ad esempio, negli anni '80 lanciò la coppetta Club Moser, in onore del noto ciclista Francesco Moser.

Ulteriori considerazioni

Analizzando i tabelloni metallici con i listini prezzi dei gelati, si scoprono ulteriori aspetti che mixano la società, la linguistica e il marketing. 

La maggior parte delle aziende nominava le coppette gelato con nomi propri femminili: Olimpia e Tiffany (Algida); Smeralda, Simonetta e Letizia (Motta); Corolla, Rosa e Regina (Sammontana); Arianna, Tiziana, Beatrice e Azzurra (Sanson); Lory, Tea e Rosy (Gelca); Melita e Susanna (Chiavacci); Primula (Toseroni), Brunilde (Gis), Gaia (Besana), Cristina (Donati), Simona (Royal), Letizia (Alemagna). Perché questa nomenclatura particolare? Nelle pubblicità che promuovevano i primi gelati industriali, le donne erano rappresentate mentre gustavano una coppetta, e per questo motivo le ditte utilizzavano i loro nomi.

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Pubblicità degli anni '50 dei gelati Motta

Un'altra caratteristica che i vecchi tabelloni da bar suggeriscono è la presenza di colori sgargianti: California al pistacchio, Arcobaleno, Zoom, Dalek, Squalo, Gommolo e Jelly Frog (Eldorado); Happy Family (Motta), Paiper (Algida), Billysplit e Pralin (Besana), Banana (Toseroni). I colori appariscenti erano dovuti all’utilizzo di coloranti oggi vietati.

Dal gennaio '78, divennero fuori legge tutti gli alimenti che presentavano sostanze coloranti riconoscibili attraverso dei codici: E 105 (giallo solido), E 111 (arancio), E 121 (oricello, colore simile al viola acceso), E 123 (amaranto), E 125 (scarlatto), E 126 (ponceau, colore simile al rosso mattone), E 130 (blu antrachinone), E 152 (nero) ed E 181 (terra d’ombra bruciata). Molte aziende alimentari furono costrette a rivedere la loro lista degli ingredienti, spesso perdendo quella vivacità innaturale che contraddistingueva i loro prodotti.

Infine, una menzione specifica va fatta all’attuale linguaggio inclusivo che una volta non esisteva. In effetti, diversi gelati avevano una nomenclatura commerciale oggi impensabile, come Pussi (Motta) - una specie di stecco alla panna con variegature al cacao che si spremeva sul fondo per farlo emergere dalla confezione -, o Birillo (Toseroni) - una tavoletta panna e cacao fissata su uno stecco in legno. C'erano anche Zingara (Tanara) - una coppetta allo zabaione con granella in superficie -, Bullo (Besana) - un cono gelato che ricordava il più noto Blob - e Topless (Chiavacci) - un gelato sullo stecco realizzato per due terzi da cioccolato e un terzo dal gusto menta.

La pubblicità dei Gelosuccosi dell’Eldorado, dei primi anni ‘80, è stata riscoperta poco tempo fa, diventando oggetto di meme e analisi. Si tratta di uno spot che, agli occhi di oggi, è farcito di allusioni sessuali.

Spot dei Gelosuccosi trasmesso nel 1983

Esaminando i vecchi tabelloni, siamo riusciti a raccontare uno spaccato che dimostra come le industrie gelatiere siano andate a braccetto con la società, realizzando prodotti che potessero interessare, per esempio, un pubblico di lettori o una platea di tifosi. Un racconto italiano di vita estiva in cui tutti sono protagonisti: basta comprare un gelato.

Raffaele Pitzalis

Raffaele Pitzalis

Il mio accento sardo mi precede. Conosco fin troppo bene gli oggetti e gli eventi mediatici antecedenti al 2000. Le mie passioni? Automobili d'epoca, gastronomia, televisione e riviste del passato. Disegno fumetti (Car Crash Fumetti sono io) e fotografo auto per strada. Non ho un abbonamento Netflix però conosco quasi a memoria tutte le puntate de Il Commissario Rex e di Squadra Speciale Cobra 11.

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