Quando scopre di essere stata ammessa fra i dieci allievi ufficiali in Aereonautica militare, per aver superato il concorso, Giulia è incredula. Quella vittoria le consentirà di ottenere il prezioso brevetto di pilota, manca pochissimo per sentirsi totalmente appagata e guidare il jet delle Frecce Tricolori. Ha solo ventuno anni e tanta energia quando mette per la prima volta piede nell’Accademia di Aeronautica di Latina dove l'aspetta il tradizionale “battesimo”.
Gli allievi più grandi esercitano una sorta di rito, prendendosi burla dei nuovi arrivati sottoponendoli a prove e scherzi che terminano con un bagno in piscina. Un momento consolidato nell'ambiente militare, ma Giulia racconterà di quel giorno non come un gioco, ma vera e propria violenza.
Viene tutto filmato: otto uomini la prendono di peso tenendole fermi i polsi e le caviglie, mentre qualcuno la frusta. Lei all’inizio sta al gioco, si sentono persino le sue risate, fino a quando il dolore si fa più forte e il riso si trasforma in lamento. Mentre i colleghi sghignazzano, lei chiede di fermarsi, cerca di dire che adesso stanno esagerando, ma loro continuano e, come se non bastasse, le fanno sbattere la testa una, due, tre volte contro l’ala di un aereo in mostra, come fosse un ariete. Quindi, arriva il momento del tuffo in piscina con i vestiti. Il video finisce con le espressioni soddisfatte dei militari e strette di mano.
Giulia è scossa, pensava di sapere a cosa andasse incontro, ma è andata diversamente. Fa quindi quello che una ragazza della sua età farebbe in questi casi, chiama il padre - anche lui aveva “subito” quel rito d’iniziazione -, gli racconta che ha male ovunque e di non aver ancora controllato i segni sul corpo. Una volta chiusa la chiamata, Giulia si toglie di dosso piano i vestiti, si accorge dei lividi e realizza con quanta ferocia si erano rivoltati su di lei. Il messaggio è per lei evidente: non la vogliono davvero lì.
Sceglie così, di denunciare l'accaduto. Anche il padre decide di chiedere spiegazioni all'ufficiale, ricedendo come risposta che "il rito è una tradizione, qualcosa che fanno tutti gli allievi e che non deve preoccuparsi". Le sue accuse vengono sminuite, perché il nonnismo è altra cosa e lei sta esagerando. Ribellarsi in un'accademia militare è un comportamento difficilmente accettato, figurarsi se agito da una donna.
Nel 2018, l'allieva Giulia Schiff rimedia una bocciatura confezionata sotto forma di rimprovero perché ancora non pronta per la vita militare, venendo così di fatto espulsa. Venuto a conoscenza dei fatti, l’anno dopo, il Consiglio di Stato si muove per agevolare la sua reintegrazione nell’Accademia di Pozzuoli per completare il corso.
Ma Giulia è una ragazzina, Giulia è un’infame, quindi Giulia deve essere punita. L’inferno ricomincia: dopo aver ricevuto quattro rimproveri e tre richiami formali in soli otto mesi, viene a scoprire persino che i colleghi sono stati minacciati di non parlare con lei. Si ripete che prima o poi finirà, ma non è finita. "Non risultano ricorrere i presupposti per avviare il sergente Schiff allo svolgimento delle ulteriori attività presso le Scuole di volo militari". Giustifica così l’azione di espulsione il generale Luigi Casali, capo di Stato maggiore delle Scuole dell’aeronautica militare.
L'allieva Schiff non demorde, al netto della sua giovane età, e sceglie di denunciare di nuovo, stavolta contro la Procura militare di Roma per abuso di autorità. I militari, appartenenti al 70esimo Stormo dell'Aeronautica di Latina, dovranno affrontare un processo per il caso che li vede coinvolti nelle violenze, identificati anche grazie al video. L’accusa è di concorso in lesione personale e ingiuria. Qualcuno ha deciso che Giulia non deve volare? Nel 2022 ha deciso di combattere come volontaria nelle Forze Speciali della Legione Internazionale in Ucraina. Giulia Schiff è l’unica donna a far parte di questo gruppo. Le Iene ha seguito il suo lavoro creando un reportage dal fronte del conflitto Russia-Ucraina.
Arrivo dall’entroterra siciliano. Molto lontana dal mare per sentirne l'odore ma non troppo per sfuggire dalla sua attrazione.Cerco sempre di guardare il mondo dal mio punto di vista "sottosopra". Scatto foto imperfette con estrema imprecisione e leggo per cercarmi tra le righe. Scrivo per liberare quello che non so di provare.