Negli ultimi anni, complice il vastissimo e memetico mondo di Internet, il dizionario del parlato italiano si è riempito di decine di termini strani e apparentemente incomprensibili. Per tutti i naufraghi di Internet e per quelli che non sanno bene cosa stia succedendo alla cara e vecchia lingua di Dante e Boccaccio, ecco un piccolo dizionario per boomer e affini, utile a orientarsi in questo nuovo mondo “metaversale”.
Bestie
“Bestie” è un termine affettuoso per indicare un migliore amico in maniera più vezzeggiativa e profonda. La definizione di Urban Dictionary esprime pienamente il concetto: “Un bestie è molto più di un migliore amico. […] È il supereroe degli amici. Questa persona può farti bagnare i pantaloni dal ridere mentre la tua vita sta andando in pezzi. Un bestie conosce la tua famiglia tanto quanto te. Un bestie ti copre sempre le spalle, e ti ricorda che razza di affascinante e cazzuta persona sei davvero”.
Boomer
Partiamo dalla parola più ovvia. Il termine “boomer” nasce dalla riduzione di “baby boomer”, cioè il modo in cui vengono solitamente chiamati tutti quelli nati a cavallo del boom economico – per definizione, fra il ’46 e il ’64. Negli ultimi anni, però, la parola ha assunto una connotazione ironica e dispregiativa.
Nel dicembre 2019, durante una discussione circa una proposta di legge sul cambiamento climatico, la parlamentare neozelandese Chlöe Swarbrick ha liquidato con un laconico “Ok, boomer” il deputato che l’aveva interrotta. Successivamente, la donna ha scritto un articolo sul Guardian in cui ha spiegato che la sua risposta “simboleggiava l’esaurimento di più generazioni” – e in effetti è così che oggi viene usato e inteso.
È boomer tutto ciò che è superato politicamente, tecnologicamente, socialmente e ideologicamente. Per estensione, è da boomer anche il modo di comportarsi di certe persone tutte gif di gattini glitterati, “buongiornissimo caffè” e commenti al vetriolo su Facebook. È boomer la candida ingenuità di chi non capisce il mondo che lo circonda; di chi pensa che siamo ancora nel 1959.
Catfish
Secondo Urban Dictionary, è “un’identità falsa o rubata creata appositamente per cominciare una relazione ingannevole”. Di base, è frequente sulle App di incontri, dove – esempio dello stesso Urban Dictionary – la ragazza carina che si pensava di aver conosciuto è solo un vecchio uomo sovrappeso. In ogni caso, questa pratica può anche non diventare mai un vero incontro faccia a faccia, ma rimanere soltanto un inganno virtuale.
Nel 2012, in seguito al programma tv Catfish – show che raccontava relazioni virtuali fra partner che non si erano mai incontrati –, il termine si è diffuso globalmente. L’origine della parola, però, è più vecchia di due anni. Nel documentario Catfish, infatti, un tale Vince Price dice che il termine deriverebbe dalla pratica di mettere dei pesci-gatto – “catfishes”, appunto – nella vasca dei merluzzi appena pescati; i primi, infastidendo i secondi, li farebbero muovere per tenerli freschi. I pesci-gatto, in questa metafora, sono “falsi” merluzzi che devono mimetizzarsi come falsi account.
Cringe
Scrive Treccani: “è cringe ciò che suscita imbarazzo e al tempo stesso disagio in chi lo osserva. Ad esempio, per un adolescente potrebbe essere cringe vedere uno dei propri genitori che balla in pubblico una canzone trap”.
La parola deriva dal verbo inglese “to cringe” che significa – appunto – “imbarazzarsi”, ma anche “rannicchiarsi” e “farsi piccoli per la paura”. In quest’ottica, “cringe” è una parola poetica e meravigliosa, perché riassume in sei lettere un concetto astratto che sarebbe altrimenti difficile spiegare a parole. È un po’ come la “saudade” portoghese, anche se forse questo paragone è un po’ cringe.
Crush
In inglese, “I have a crush on you” significa che ho una cotta per te. Semplicemente, quindi, la parola “crush” oggi viene utilizzata come traduzione di “cotta”, tanto che si parla esattamente in questi termini del proprio oggetto d’amore: “crush mi ha scritto”, “crush ha detto a Lidia che potrei avere una possibilità”, “crush è gentile” – e via dicendo.
Droppare
Questa parola è nata nell’ambiente videoludico dal verbo “to drop”, “far cadere”. Di solito, quando un personaggio muore droppa tutti gli oggetti raccolti nella partita, come munizioni, armi e kit medici. Oggi “droppare” si è esteso un po’ a tutto: si droppa un oggetto, si droppa una serie a metà se non ci convince troppo, si droppa una nuova canzone se si è un artista.
Obama che droppa un microfono
Flame
Un “flame” è un messaggio ostile e provocatorio lanciato da un utente verso un altro, di solito all’interno di una stessa community – che sia forum, gruppo o commenti sotto un post. Il flame non è educato, non è argomentato e difficilmente non è stupido: il flame serve solo per far litigare e discutere le persone.
Su Wikipedia c’è una pagina intera su aspetti psicologici e non, ma sembrerebbe che l’origine del termine derivi molto più pragmaticamente dal grido di battaglia della Torcia Umana, e cioè “Flame on!”. È buffo immaginarsi gente rancorosa dietro gli schermi che grida come Johnny Storm e poi insulta utenti a caso.
Flexare
Il verbo “to flex” significa “ostentare”, “mostrare”, perciò “flexare” vuol dire la stessa cosa. Non c’è una vera e propria origine, ma di certo è un termine nato negli ambienti della musica rap e trap italiana – che l’hanno preso dal rap americano, dove veniva usato come parola della loro lingua. Visto che si parla di rap e trap, di solito si flexano i soldi contanti, i belli orologi e le auto di lusso decappottabili.
Friendzone
“Mi dispiace, ti vedo più come un amico”, “sei come un fratello, per me”, “restiamo amici, ti va?”. Queste sono le frasi che nessuno vorrebbe mai sentirsi dire – soprattutto dopo essersi dichiarati. Questa è la friendzone. Traducibile letteralmente con “zona-amicizia”, è il ritrovarsi con la porta sbattuta in faccia e un sogno infranto; è fermarsi a un passo dalla felicità e sorprendersi ad ascoltare giorno e notte Come mai degli 883.
Il termine venne coniato da Joey Tribbiani nel settimo episodio della prima stagione di Friends. Parlando con Ross e alludendo al suo amore impossibile per Rachel, il personaggio di Matt LeBlanc dice che l’amico è così friendzonato da essere addirittura “il sindaco di Friendzone”.
Il momento storico dell’invenzione della parola “friendzone”
Googlare
Questa è facile.
Lore
La traduzione più fedele è “tradizione”. Di fatto, con “lore” si intende il World Building di una saga fantasy o fantascientifica – prima nel mondo videoludico e poi in quello letterario –, e cioè tutto ciò che non è trama: ambientazione, storia, cultura, usi, retroscena… Tutti elementi “in più” deducibili dai dialoghi, dagli oggetti trovati e dalle informazioni casuali.
Oggi il termine è diventato anche altro. Siccome Urban Dictionary dice che è “tutto ciò che possiamo sapere su una particolare saga”, ecco che la lore diventa tutto ciò che possiamo sapere su qualsiasi aspetto della vita: una relazione, la storia di un amico, un esame universitario. Per fare un esempio, è come dire che quel professore antipatico che si ostina ad adottare libri fuori catalogo faccia parte della lore del corso di laurea.
Milf/Gilf/Dilf e tutto il resto della famiglia
In realtà, tutti sanno cosa significa “milf” – se non altro perché ormai il termine è stato estirpato dal mondo del porno per essere utilizzato anche quotidianamente. Nonostante la sua origine si perda nei forum dei primi anni ’90, è certo che la fama arrivò con American Pie, dove due ragazzi definiscono “milf” la madre di Stiffler.
Per Treccani, una milf è una “donna matura considerata attraente e desiderabile sessualmente”. Da questo acronimo, sostituendo la prima lettera, è ormai possibile trovare attraente sessualmente qualsiasi membro della famiglia: “gilf” per “grandmother”; “dilf” per “daddy”.
Normie
Secondo Slengo, è normie chi “segue la massa e che difficilmente ha una passione particolare. Sono soliti offendere, denigrare, sminuire chi invece ha passioni che non sono mainstream”. Non si sa chi l’abbia inventato, ma di certo “normie” è un diminutivo-vezzeggiativo di “normal” con intenzione denigratoria. Di base, un normie è un conformista che non sa di esserlo.
POV
POV è l’acronimo di “point of view”, cioè “punto di vista”. Fino a qualche tempo fa, il POV indicava solo il modo di raccontare la storia dal punto di vista di un certo personaggio e una tecnica di ripresa usata nei film porno. Nel secondo caso, come suggerisce il nome stesso, si tratta di girare film per adulti in modo tale che lo spettatore abbia la sensazione di essere il protagonista del film stesso, visto che la telecamera è posizionata sopra o dietro la testa dell’attore. Tantissimi videogiochi adottano questo stile – basti pensare agli sparatutto in prima persona –, ed esistono persino alcuni film d’intrattenimento sperimentali girati con questa tecnica. Oggi, però, il POV è diventato anche molto altro.
Nel mondo dei meme, infatti, la dicitura “pov” viene usata per suggerire a chi legge di immedesimarsi nella scena sotto riportata – della serie, “quello che sta facendo l’azione sei tu”. La moda è esplosa su TikTok, dove i “meme pov” diventano dei veri e propri video.
Quittare
“Quittare” deriva dal verbo “to quit”, che significa “abbandonare”, “uscire”. Si quitta una partita online a Fortnite, una festa noiosa, un esame scritto lasciato a metà. Una relazione? Magari solo se si viene friendzonati.
Scammare
“Scammare” è una neoformazione verbale dalla parola “scam”, “truffa”. Il dizionario Garzanti definisce “scam” in questo modo: “1. tentativo di truffa effettuato inviando e-mail in cui si promettono ingenti guadagni in cambio di somme di denaro da anticipare; 2. tentativo di furto di dati informatici (una password) al fine di sottrarre o trasferire indebitamente somme di denaro da conti online”.
Una scammata è un inganno, un furto, un bidone – e chi la fa è uno scammer. Ordinare qualcosa online e ricevere tutt’altro è una scammata. Andare nel luogo di un appuntamento e non trovare nessuno è una scammata. Subire un furto monetario è una scammata.
Skippare
Questa parola non ha una vera e propria origine. Semplicemente, a qualcuno dev’essere sembrato divertente italianizzare il verbo inglese “to skip”, “saltare”. Anche se la parola sembrerebbe rievocare le lezioni di educazione fisica delle medie, in realtà il suo uso è diverso. Infatti, si skippano le sigle delle serie tv su Netflix, le tracce musicali in un album o le lezioni che proprio non si vogliono fare. Esagerando, “skippare” può essere usato anche per evitare una responsabilità.
La differenza di significato con “quittare” è una sfumatura: skippi una cosa se la eviti proprio; quitti se la stai già facendo e vuoi mollarla.
Triggerare
La parola “triggerare” esiste fin dagli anni ’70, anche se fino a poco tempo fa era relegata all’ambito informatico e ingegneristico più puro. In inglese, infatti, il “trigger” è l’innesco di qualcosa – dal grilletto di un’arma a un bottone –, e cinquant’anni fa si “triggeravano” solo interruttori, apparecchi, cursori e tutti gli accrocchi che prevedevano una reazione successiva alla “triggerazione”.
Oggi – scrive la Crusca –, “triggerare” serve “per descrivere l’azione del ‘pungere nel vivo’, del ‘far arrabbiare’”. Di fatto, una frase, un modo di fare o una situazione che innescano una reazione sono cose che triggerano – sia in senso assoluto (quando una persona ne triggera un’altra), sia in senso transitivo (quando ci si triggera da soli). Come traduzione, la Crusca propone “sclerare”.
Trollata
Per Treccani, un troll è un “utente che interagisce con gli altri con atteggiamento fastidioso e provocatorio per disturbare la normale convivenza delle community e dei social network, al fine di causare conflitti interpersonali e polemiche online”. Il nome deriva dall’omonima creatura norrena brutta e puzzolente.
Parlare in poche righe di troll e trollate è impossibile, perché col tempo si sono diversificati sempre di più: esistono troll cattivi come i flame e troll più innocui, troll crudeli e troll ingenui come messaggi senza senso inviati agli amici solo per divertimento. In linea generale, però, si può dire che ormai la “trollata” sia la nuova “supercazzola”, tanto che per estensione viene spesso associata anche a cose che con Internet c’entrano poco. Il finale della nostra serie preferita è totalmente diverso da quello che ci aveva promesso l’autore? Ci hanno fatto una bella trollata, eh?
Waifu
È la traslitterazione della pronuncia giapponese per il termine “wife”, “moglie”. Con questa parola ci si riferisce a tutti quei personaggi femminili di anime, manga e videogiochi per i quali si prova un’attrazione sessuale o romantica. Per fare un esempio, è probabile che Nami di One Piece sia una waifu per molti.
Non si sa bene da dove arrivi, ma di certo uno dei primi anime a usare il termine è stato Azumanga Daioh (2002). L’equivalente maschile è “husbando”.
Sono nato in Romagna (terra “solatia, dolce paese”, come scriveva Pascoli) e da qui mi sposto sempre a malincuore. Guardo un sacco di film e monto un sacco di Lego, ma a volte esco anche di casa per andare in libreria. Scrivo per capire il mondo che mi circonda, in qualsiasi forma si presenti.