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Quando l'editoria usava il corpo delle donne per vendere più copie
18 agosto 2022

Quando l'editoria usava il corpo delle donne per vendere più copie

Oggi, andando in edicola, è molto difficile imbattersi in una rivista che mostri una donna nuda in copertina. Se escludiamo proposte editoriali prettamente erotiche, fa riflettere quando una donna svestita appare su un giornale. Fino a pochi decenni fa, questa scelta editoriale era molto in voga.

Per tanti anni, molte riviste che trattavano d’attualità hanno proposto copertine in cui la figura femminile succinta e disinibita era più importante degli articoli proposti. A finire nella trappola della sessualizzazione del corpo della donna furono L’Espresso, Panorama, Epoca e L’Europeo. Le donne nude o in costume da bagno, ovviamente, avevano il compito di aumentare le vendite di questi settimanali. Spesso, il gioco subdolo consisteva nel mettere una foto di un nudo femminile e un titolo che non aveva niente a che fare con il servizio.

Gli orpelli dei settimanali d'attualità

-L’Europeo, 30 agosto 1973: una donna è sdraiata su una spiaggia. Il titolo sulla copertina è La mafia è più forte della legge – Drammatica intervista con il giudice che indaga sul caso Scaglione.

-L’Espresso, 5 maggio 1974: una donna di spalle e in topless è rivolta verso il panorama di una città. Il titolo sulla copertina è Se vincono loro – Referendum: gli antidivorzisti sferrano l’ultimo attacco.

-L’Europeo, 24 ottobre 1974: cinque foto di nudi femminili e tre titoli costituiscono la copertina del settimanale. I titoli rimandano ad articoli sulla Fiat, sul caso Sindona e sugli americani spioni.

-L’Europeo, 21 ottobre 1977: una signora nuda e coi capelli corti è sdraiata sugli scogli. Il titolo sulla copertina è Il mondo può finire per colpa nostra – Atto d’accusa per l’alluvione.

-L’Espresso, 11 novembre 1979: una ragazza nuda indossa una cuffia, un paio di bastoncini da sci e un giubbotto aperto che mette in mostra il seno. Il titolo sulla copertina è Fra neve e sabbia – Una guida per lo sci, una guida per il deserto.

-Panorama, 29 giugno 1981: una ragazza indossa solo ginocchiere, guantoni e casco da baseball. Il titolo sulla copertina è Non sarò mai come lui – Scoperta la vera causa della differenza fra uomo e donna.

-L'Europeo, 24 gennaio 1985: una donna completamente nuda tiene sulla schiena una grossa pillola anticoncezionale. Il titolo sulla copertina è La pillola del mese dopo – Arrivano i nuovi anticoncezionali.

-L’Espresso, 5 maggio 1985: una donna in topless è crocefissa come Gesù Cristo. Il titolo sulla copertina è Santa Madonna! – Polemiche: il Papa, il cinema e Maria Vergine. La stessa immagine venne utilizzata da Panorama per il numero del 5 maggio 1985.

-L’Espresso, 21 luglio 1985: una donna in nudo integrale è seduta sulla sabbia dorata di una spiaggia, mentre prende il sole. Il titolo sulla copertina è Dimmi con chi parti – Piccolo manuale per vacanze clandestine.

-Panorama, 12 luglio 1987: una ragazza nuda è seduta sulla sabbia di una spiaggia limpida. Lungo la sua schiena cominciano a salire dei modellini di automobili. Il titolo sulla copertina è La coda – I colpevoli, le vie di scampo.

-Epoca, 26 giugno 1988: una ragazza bagnata indossa un top umido che mostra le sue forme. Il titolo sulla copertina è Forti e belli – Vitamine per la pelle, vitamine per le ossa, vitamine per la vecchiaia e perfino per il cancro.

-Epoca, 9 luglio 1989: una donna, assieme a suo figlio, indossa una maschera antigas e del cellophane trasparente, che mostra il nudo integrale della signora. Il titolo sulla copertina è Sporca estate – Cozze assassine, alghe putride, topi giganti, squali sanguinari, pulci fameliche…

-Panorama, 11 novembre 1990: tre donne in topless bisbigliano segreti. Il titolo sulla copertina è Malelingue – Intellettuali, politici, star della tv… tutti a sparlar di tutti.

-L’Espresso, 21 ottobre 1994: una ragazza nuda e pensierosa è seduta su un water. Il titolo sulla copertina è Ahimè – I malati immaginari, perché dilagano? Che cosa temono?

-Panorama, 24 febbraio 1995: l’attrice Claudia Koll regge un microfono e indossa un completo trasparente che mette in risalto le sue forme. Il titolo sulla copertina è Canta che ti passa – Rapporto sul boom della musica nell’era della par condicio.

-L’Espresso, 28 gennaio 1996: una donna nuda è seduta su letto mentre abbraccia il fantasma di un uomo. Il titolo sulla copertina è Contagiate in casa – Donne e AIDS, una testimonianza drammatica.

-Panorama, 21 marzo 1996: Alba Parietti, conduttrice di Galagoal su TMC nel 1996, indossa un bustino nero. Sollevando le braccia, fuoriesce il seno. Il titolo sulla copertina è Donne e pallone è il futuro della televisione?.

-L’Espresso, 30 luglio 1998: una bionda che indossa solo un paio di mutande è seduta su grandi pillole medicinali. Il titolo sulla copertina è Allunghiamoci la vita – Grande dossier / I dieci farmaci che stanno per sconvolgere il mondo.

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Alcuni esempi di settimanli d'attualità che utilizzavano il corpo della donna per attirare più lettori

Donne e motori

Alcuni giornali dedicati all’automobilismo non esitavano a mostrare nelle copertine e negli articoli donne sdraiate sui cofani delle macchine, oppure in costume da bagno. Quattroruote optò per questa scelta numerose volte, soprattutto nei numeri che vanno dagli anni ’70 sino ai primi anni 2000. Anche Gente Motori, Automobilismo, Ruoteclassiche, Auto Capital, Elaborare e altri mensili a tema automobilistico, seppure in numero minore, proposero delle copertine con le donne come orpello. Ma la rivista automobilistica che utilizzò in maniera prepotente la figura femminile – anche con topless e nudi integrali - fu Startersettimanale, quattordicinale e mensile pubblicato dal 1984 al 1998.

Starter proponeva i classici test delle autovetture lanciate sul mercato e servizi di modelle nude o in pose provocanti. Spesso, questi articoli erano maggiori rispetto a quelli dedicati alle macchine. C'erano anche poster e allegati in cui la figura femminile veniva sessualizzata al massimo. Citiamo qualche copertina per capire meglio.

Starter, 13 luglio 1984: due donne in topless indossano un giubbotto per coprirsi. Una delle due si piega appoggiandosi al paraurti di un fuoristrada mettendo in mostra il seno. L’autovettura è seminascosta dalle due ragazze.

Starter, 2 settembre 1986: una donna solleva maliziosamente il suo vestito rosso mettendo in mostra le mutande e le calze a rete con giarrettiera. Le automobili sono racchiuse in piccoli quadrati e passano in secondo piano.

Starter, 2 gennaio 1988: una ragazza mora in topless rovescia dell’acqua da un’anfora in terracotta. La prova più importante del numero, quella dell’Audi Coupé, è citata in un piccolo riquadro sotto il nome della testata.

Starter, n. 11 del 1988: una donna di spalle e in costume mette in risalto il suo lato B mentre tiene in mano un casco da pilota. Le due auto del confronto, una Golf GTI e una Kadett GSI, non vengono mostrate interamente, a differenza del corpo della modella. 

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Esempio di una coperina di Starter. Notare la discrepanza degli spazi dedicati alle auto rispetto alla fotografia di Moana Pozzi

Altri casi in breve

Cult anche il caso del settimanale popolare Cronaca VeraPer tanti anni, questo giornale ha raccontato con titoli sensazionalisti casi di cronaca nera, ma la peculiarità è che utilizzava una modella quasi sempre nuda, e le cui parti intime erano sempre celate dai titoli che giocavano su tematiche a sfondo sessuale.

Tra le altre riviste cadute in questo tranello troviamo Focus, Airone (durante la proprietà di Cairo Editore), Ciao 2001, Photo Italiana, Guerin Sportivo, Blitz, Skorpio, Il Fotografo, Excelsior, Il Piacere, Velvet, D di Repubblica e tutti quei settimanali destinati a un pubblico popolare.

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Un numero degli anni '70 del settiminale Cronaca Vera

Le tv private sotto accusa

Molti editori giustificavano la scelta di utilizzare le donne come oggetto nei loro giornali accusando le neonate tv private. I programmi messi alla gogna erano Drive In e Striscia la notizia. Erano dichiarazioni forzate, anche perché le ragazze fast-food presenti nel programma comico di Italia 1, nonostante i costumi di scena succinti, avevano un ruolo attivo nella trasmissione. Le vallette accompagnavano gli sketch dei comici attraverso battute satiriche e sagaci. Stesso discorso vale per il tg satirico di Canale 5, in cui le Veline, soprattutto nei primi tempi, avevano il ruolo di consegnare le ultime notizie alla coppia di conduttori.

In realtà, fu la Rai a sdoganare il nudo femminile in tv, prima dell’arrivo delle reti Fininvest. Nel 1976, il rotocalco del Tg2 Odeon – Tutto quanto fa spettacolo dedicò un servizio al Crazy Horse, riprendendo nudi femminili e scene di striptease senza censure. Due anni dopo, sulla seconda rete, arrivò Stryx, programma che simulava un’ambiente fantastico con richiami al mondo erotico e demoniaco. Una delle peculiarità dello show era la presenza massiccia di nudo femminile, presente anche nella sigla iniziale, in cui venivano tolti dei veli da una ragazza (una giovane Barbara D’Urso), lasciandola con il seno scoperto.

L’eredità di Stryx venne raccolta dal programma C’era due volte, trasmesso nel 1980, sempre sul secondo canale. In questo show, una piccante Ilona Staller raccontava fiabe stravolgendone il finale. Il programma destò subito feroci polemiche a causa della conduttrice, già famosa come attrice di film erotici di serie B.

Ultima trasmissione da citare è Il cappello sulle venitré, trasmessa su Rai Due nel 1983 – lo stesso anno di Drive In. Lo show richiamava gli spettacoli presenti in un ipotetico night club. Assieme a sketch di danza e di magia c’erano anche degli striptease che arrivavano al nudo integrale. Attaccare le tv private serviva come specchietto per le allodole, per ripulirsi la coscienza da queste scelte discutibili.

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Una lettera di protesta, tratta dal fascicolo n. 4 del 1979 del TV Radiocorriere, in cui una signora si lamentava delle donne-oggetto presenti a Stryx

La situazione oggi

Oggi giornali così non sarebbero più proponibili. Anche nel passato, in effetti, generavano qualche perplessità, soprattutto perché venivano acquistate non da soli uomini.

Un controsenso, stavolta di tipo grammaticale, che oggi continua nelle riviste gastronomiche, spesso declinate al femminile - e quasi mai al maschile. Un esempio storico era la rubrica del settimanale culinario Guida Cucina, intitolata L’angolo delle lettrici (pubblicata dal 1986 al 1990). In questa sezione, le lettrici e i lettori inviano consigli e ricette. Il giornale pubblicava anche i nomi delle persone che mandavano il materiale, ed è qui che nasce il controsenso: nomi di uomini, anche se la rubrica si rivolgeva solo alla platea delle lettrici.

Attualmente, è molto difficile trovare delle proposte editoriali che sfruttino il corpo femminile per vendere più copie. Questo è il segno di un cambiamento positivo della concezione del ruolo della donna nella società. Un tipo di fare editoria oggi pressoché scomparso, ma che va ricordato per non ricadere in tentazione.

Raffaele Pitzalis

Raffaele Pitzalis

Il mio accento sardo mi precede. Conosco fin troppo bene gli oggetti e gli eventi mediatici antecedenti al 2000. Le mie passioni? Automobili d'epoca, gastronomia, televisione e riviste del passato. Disegno fumetti (Car Crash Fumetti sono io) e fotografo auto per strada. Non ho un abbonamento Netflix però conosco quasi a memoria tutte le puntate de Il Commissario Rex e di Squadra Speciale Cobra 11.

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