Innanzitutto, introduciamo l’artefice di questo percorso. All’inizio del '900, più precisamente il 21 marzo del 1901, nasce a Sassari Giorgio Sisini, Conte di Sant’Andrea, discendente da una famiglia altolocata originaria del nord della Sardegna. Si laurea in ingegneria a Liegi, e sino al 1929 si occupa dei possedimenti di famiglia e della meccanizzazione in ambito agricolo. L’anno successivo si trasferisce a Milano; il padre, scontento della scelta del figlio, decide di chiudere il suo portafoglio.
Sisini deve reinventarsi, e nel capoluogo lombardo conosce e sposa una donna austriaca. Grazie a questo matrimonio, Sisini crea la prima rivista italiana dedicata all’enigmistica. Nasce così, nel 1932, La Settimana Enigmistica, che fin da subito è apprezzata dai lettori ed esecutori degli schemi in bianco e nero.
Giorgio Sisini diventa un personaggio importante, contribuendo anche all’avvento delle pellicole a colori per il cinema e alla fondazione della compagnia aerea Airone. Nel 1969 è insignito del titolo di Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, onorificenza voluta dall’Presidente del Consiglio Mariano Rumor. Muore a Milano il 21 giugno del 1972.
Giorgio Sisini con la moglie Idell Breitenfeld
Nell’appartamento dei coniugi Sisini, il 23 gennaio del 1932, viene stampato il numero d’esordio de La Settimana Enigmistica. Costa 50 centesimi, e le tirature, per quel periodo, sono importanti – solo il primo numero fa registrare ben sei mila copie vendute.
Uno dei pregi del settimanale è che in novant'anni di pubblicazione è rimasto molto simile ai numeri originari. La copertina è cambiata pochissimo. Inizialmente, i quadretti neri del cruciverba formavano il volto di un personaggio famoso – nel primo numero appare il viso dell’attrice Lupe Velez, famosa per il film Hollywood Party. Questa scelta è dovuta al fatto che la moglie di Sisini - Idell Breitenfeld - tiene sempre in mano la rivista d’enigmistica austriaca Das Rätsel ("L’indovinello"), in cui le copertine sono realizzate in questa maniera insolita.
Nel corso dei decenni, il settimanale diventa un appuntamento regolare per gli appassionati di cruciverba. Solo due numeri arrivano in ritardo, ed entrambi a causa della Seconda Guerra Mondiale (il 607 e il 694). La Settimana Enigmistica è uno dei pochi giornali a essere pubblicato durante il periodo bellico, anche perché è lo stesso regime fascista che fornisce la carta all’editore, dato che è uno dei pochi passatempi per i soldati in trincea.
La Settimana Enigmistica ha avuto solo tre direttori. Il primo è stato Giorgio Sisini, il secondo lo stretto collaboratore di Sisini, Raoul de Giusti. Dal 1988, il direttore è Francesco Baggi Sisini, nipote del fondatore. Giorgio Sisini detiene il record di copie stampate - un milione. Oggi, anche se questo numero è esceso, resta sempre apprezzabile: circa 800 mila.
Il termine parole crociate è diventato un marchio che può utilizzare solo La Settimana Enigmistica. Per questo motivo, negli altri prodotti editoriali simili si usa la dicitura "parole incrociate".
Il settimanale che “vanta innumerevoli tentativi d'imitazione” ha una sua rigorosa grafica, pressoché sempre uguale nel corso della sua storia. I lettori più affezionati conoscono a memoria questi dettagli, ma per i meno avvezzi eccone qualcuno degno di nota.
La foto del cruciverba d’apertura cambia angolo in ogni numero, facendo un giro in senso orario e alternando volti femminili sui numeri dispari e maschili sui numeri pari. L’unica eccezione viene fatta nel 2002, quando appaiono tre persone di sesso maschile di seguito, ovvero Aldo, Giovanni e Giacomo. Stessa regola vale per i due slogan storici: “La rivista che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione” compare nei numeri pari, mentre “La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione” in quelli dispari. I colori sono il blu, il rosso e il verde, ovviamente anch’essi alternati nel corso dei numeri.
Tra le pagine de La Settimana Enigmistica è impossibile trovare della pubblicità. Mai, in novant’anni di storia, è apparso qualche strillone che reclamizza prodotti o servizi.
Tra le storiche rubriche troviamo: Aguzzate la vista (il gioco delle differenze), Forse non tutti sanno che… (dedicata alle curiosità in giro per il mondo), La pagina della sfinge (dedicata ai rebus e all’enigmistica classica) e la Pista cifrata (gioco in cui si uniscono i puntini per ottenere un'immagine). Ogni gioco, rubrica e quiz è catalogato attraverso una numerazione progressiva, utile per la ricerca delle soluzioni (mai presenti nello stesso numero).
L’appuntamento per i più esperti era quello con il cruciverba pensato da Piero Bartezzaghi. I suoi schemi, presenti nelle ultime pagine, erano quelli più ostici, e rappresentavano l’esame di maturità per i risolutori più capaci. Entrò nella redazione del giornale nel 1949, e con il suo contributo modernizzò i cruciverba, inserendo marchi, parole estere e definizioni legate all’attualità. Oggi la sua eredità è raccolta dal figlio, Alessandro Bartezzaghi - attuale condirettore della rivista.
Le parole crociate nascono il 21 dicembre del 1913, nel supplemento domenicale del quotidiano New York World, intitolato Fun. L’ideatore è il giornalista inglese Arthur Wynne, che chiamò il suo gioco Cross Word, introducendo anche le sezioni dedicate alle parole orizzontali e verticali.
Ma il vero boom arrivò dieci anni dopo, con l’avvento del Cross Word Puzzle Book, creato dagli editori Richard Simon e Lincoln Schuster. Il cruciverba diventa popolarissimo, e il fenomeno comincia ad essere studiato anche con toni allarmanti, come fece il Times - che descrisse la moda delle parole crociate come un pericolo in grado di spaccare le famiglie.
Nel 1925, il cruciverba arriva anche in Italia, nelle pagine de La Domenica del Corriere, nella rubrica intitolato L’indovinello delle parole incrociate. Anche nel nostro Paese comincia a essere apprezzato, al punto che, durante la prima apparizione del cruciverba, alla redazione arrivano circa 80 mila soluzioni.
Sempre nello stesso anno, Mondadori pubblica il volume Cruciverba, curato da Valentino Bompiani ed Enrico Piceni. L'unico precedente è del 1890, quando nel Secolo Illustrato appare un cruciverba primordiale senza caselle nere, a opera del giornalista Giuseppe Airoldi. Tuttavia, quest’innovazione non ha successo.
L’apporto di questo gioco è stato importante per la società italiana del tempo. Se nel 1911 gli analfabeti rappresentavano il 40% della popolazione, nel 1951 il numero scende al 14%. Assieme ai quotidiani, ai fumetti, ai fotoromanzi e alla tv, i cruciverba sono stati un importante veicolo per l’alfabetizzazione degli italiani.
La Settimana Enigmistica è riuscita a resistere ai mutamenti societari e tecnologici, restando fedele a se stessa per decenni. Le poche novità apparse negli anni, come l’introduzione del colore, sono state inserite con gradualità, in maniera da far abituare con calma tutti i lettori. Le modernità vengono citate soprattutto nelle vignette comiche, mentre molti giochi sono ancora legati ad argomenti ormai passati in disuso.
Nell’editoria moderna, La Settimana Enigmistica è come un pesce fuor d’acqua. Lo stile che rimanda alle pubblicazioni di oltre 60 anni fa, però, non l’ha penalizzata - ma valorizzata. Si tratta, semplicemente, di un magazine che riesce a unire generazioni di risolutori, dai più esperti ai neofiti. Il noto settimanale è ancora un punto di riferimento per tanti, nonostante il mercato ormai saturo e ricco di prodotti similari.
“La rivista che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione” dimostra che non bisogna sempre demonizzare il passato; anzi, è importante renderlo parte integrante di un marchio, in maniera da essere distinguibile all’interno di un marasma di prodotti tutti uguali. E il caso de La Settimana Enigmistica è l’esempio più lampante. Citando una sua storica rubrica, “Strano, ma vero!”.
Il mio accento sardo mi precede. Conosco fin troppo bene gli oggetti e gli eventi mediatici antecedenti al 2000. Le mie passioni? Automobili d'epoca, gastronomia, televisione e riviste del passato. Disegno fumetti (Car Crash Fumetti sono io) e fotografo auto per strada. Non ho un abbonamento Netflix però conosco quasi a memoria tutte le puntate de Il Commissario Rex e di Squadra Speciale Cobra 11.