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Il popolo russo è ancora fedele a Vladimir Putin?
14 novembre 2022

Il popolo russo è ancora fedele a Vladimir Putin?

Il rating di approvazione delle politiche di Vladimir Putin da parte dell’opinione pubblica in Russia non è mai sceso sotto il 60% negli ultimi 20 anni. Stepan Goncharov, sociologo e ricercatore presso il Levada Center, ci racconta le radici di questo risultato.

In un sondaggio condotto da Levada Center dopo i primi quattro mesi del conflitto in Ucraina, il 47% dei russi intervistati si definiva “completamente a supporto” dell’operazione speciale oltre confine, con un ulteriore 28% che configurava il proprio pensiero circa il conflitto come “per lo più a favore”. Insieme compongono il 75% dei russi intervistati. Ma il panorama dell’opinione pubblica in Russia è molto più complesso e intricato.

Nuove metodologie

Centosettanta lanci missilistici e oltre settanta bombardamenti aerei in 24 ore hanno scandito ora dopo ora l’invasione delle truppe russe su ordine di Vladimir Putin in Ucraina. Era il 24 febbraio, e Mosca definisce per la prima volta l’attacco “un’operazione speciale”. L’asse occidentale condanna l’azione, e in tempi brevissimi lo scacchiere delle relazioni geopolitiche si compone di colpi di scena e vecchie relazioni. 

Nei mesi successivi vengono varati oltre 7 pacchetti di sanzioni da Stati Uniti, Regno Unito ed Europa, che colpiscono migliaia di aziende, individui, oligarchi vicini al presidente e gli stessi vertici russi. Migliaia di aziende escono dal Paese chiudendo la propria sede.

Il terreno di battaglia fisico, l’Ucraina, tiene il mondo intero con il fiato sospeso e con due domande principali: quando finirà e come finirà. Parallelamente, la guerra diventa liquida, e il modo di fare guerra viene definito da analisti ed esperti "senza precedenti”. 

Tavoli da gioco

Una guerra liquida è una guerra che saltella da un tavolo all’altro. Immaginate tanti tavoli da gioco in una stanza dove conta solo portare a casa l’intera stanza. Una metodologia precisa: confondere per vincere. Una guerra dove aerei da combattimento, comandanti, carri, missili e tecnologie avanzatissime sono solo una parte del tutto. L’intelligence esegue operazioni mirate annientando obiettivi di primo livello, l’esercito si occupa della tattica per espugnare il terreno di battaglia e tv, social-media e informazione si occupano della polarizzazione del dibattito pubblico, dove la propaganda per la raccolta dei consensi è l’unico mezzo per confermare e mantenere il potere. 

Circondare, blindare e controllare. Non fisicamente, ma virtualmente. Social networks, applicazioni di messaggistica, testate giornalistiche. Qualsiasi informazione deve essere in linea con la propaganda russa, assicurandosi di non danneggiare l’immagine del presidente Vladimir Putin. La storia deve risultare coerente, chiara, precisa. La storia della grande Russia.

Ed è così che oggi, in Russia, l’informazione è pesantemente controllata dal governo, le redazioni sono costrette a chiudere e i giornalisti perseguitati legalmente e fisicamente - ultimo atto la legge sulle fake news, che ha costretto alla fuga decine di giornalisti e diverse newsroom alla chiusura, o a spostare oltre confine la propria sede. Per esempio, Ekho Mosky e Dozhed - la prima una radio, la seconda un’emittente televisiva - sono state chiuse ed eliminate dai palinsesti, poiché le informazioni diffuse sulla guerra, a detta di Mosca, “diffondono informazioni false sulle operazioni speciali dell’esercito russo in Ucraina”.

Il terreno di battaglia appare così altamente complesso. Tante parti in gioco e diverse modalità di operazione.

L’opinione pubblica russa.

Il Levada Center è oggi un centro di ricerca e organizzazione indipendente che raccoglie e analizza informazioni sull’opinione pubblica in Russia. Inserito nella lista dei centri analitici di ricerca indipendenti da Freedom House, oggi opera con grande difficoltà su suolo russo, da quando nel 2016 il Cremlino lo ha inserito nella lista degli agenti stranieri. 

Stepan Goncharov è sociologo presso il Levada Center, dove conduce ricerche sulla percezione e sui comportamenti della popolazione russa. Nel 2018, in un articolo dal titolo Come il pubblico russo percepisce le relazioni con l’America, evidenziava: “La maggior parte della copertura giornalistica dell’America nei media russi è presentata in una luce negativa e accusatoria, questo svolge un ruolo decisivo nel plasmare l’opinione pubblica”.

Il New York Times, nel 2016, pochi giorni dopo la classificazione del centro come agente straniero, racconta la decisione di Mosca: “Una legge firmata dal presidente Vladimir V. Putin nel 2012 richiede a tutte le organizzazioni senza scopo di lucro che ricevono finanziamenti stranieri e sono impegnate in attività politiche vagamente definite di registrarsi e dichiararsi come agenti stranieri, un termine ampiamente associato allo spionaggio in Russia. Gli attivisti per i diritti hanno criticato la legge come strumento per emarginare i gruppi indipendenti della società civile”. L’attribuzione di "agente stranierovenne data al centro di sondaggi solo pochi giorni dopo la pubblicazione di una proiezione di gradimento che mostrava un notevole calo di sostegno a Russia Unita, il partito fondato, tra gli altri, dal presidente russo Vladimir Putin. 

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Nei mesi antecedenti la guerra, ci sono stati segnali nel campo di battaglia dell’informazione in Russia?

Con uno sguardo al passato direi di sì. Le tensioni nell'area pubblica sullo stato delle attuali relazioni con l'Ucraina sono aumentate dall'autunno del 2021. Il sondaggio del Levada-Center dello scorso novembre 2021 ha mostrato una diminuzione degli atteggiamenti positivi nei confronti dell'Ucraina rispetto alla primavera precedente. Nel frattempo, però, il numero di coloro che si aspettavano un conflitto militare non è aumentato molto nemmeno a dicembre 2021 rispetto ad aprile dello stesso anno (+ 2 punti percentuali solo, margine di errore +- 3%). Allo stesso tempo, la retorica dei media controllata dal governo ha sottolineato la discrepanza tra Russia e Ucraina dalla precedente fase del conflitto militare in Ucraina nel 2014-2015. A poco a poco, l'opinione pubblica si è abituata a essere sotto una continua pressione informativa ed è diventata meno suscettibile a lievi cambiamenti nella retorica dei media.

L'ultimo sondaggio di Levada mostra che oltre l'80% dei russi oggi è dalla parte di Putin. Quanta verità c'è in questa affermazione? Da cosa deriva questo risultato?

Per capire la natura del sostegno dobbiamo tenere presente che il punteggio di Putin non è mai stato inferiore al 60% da quando è diventato presidente della Russia nel 2000. Ha toccato il fondo nel 2013 e nel 2020, raggiungendo un picco di consensi nel 2014. Dietro al motivo della popolarità di Putin c'è un'altra questione, che non è molto facile da capire anche dopo 20 anni di governo. La spiegazione più ovvia e logica è che è salito al potere sull'onda della lotta al terrorismo e i picchi del suo rating coincidono con conflitti militari all'interno della Russia o vicino ai suoi confini. Un altro lato attraente è la personalità di Putin. La sua segretezza, le origini dell’FSB, la sua l'autorità e i misteri associati presumevano che avesse un "piano speciale" per salvare e far rivivere la Russia. Dal 2010 ha preso le distanze dai problemi interni raggiungendo la popolarità grazie alla sua attiva politica internazionale.

Il grado di approvazione di Putin è stato messo in discussione numerose volte molto prima dell'inizio del conflitto con l'Ucraina. I critici spesso affermano di non "vedere" il reale sostegno del politico. Nel frattempo, il fenomeno del suo sostegno implica che Putin non abbia bisogno di un sostegno pubblico attivo - e i russi lo apprezzano.

Allo scoppio della guerra, ricordo che alcuni attivisti lasciavano messaggi nei supermercati per informare i cittadini russi. In che modo il cittadino russo oggi può attingere a informazioni da fonti/media liberi e democratici?

L'inaccessibilità di fonti indipendenti di notizie non è il problema principale nel panorama dei media russi. Un’immagine alternativa è ancora disponibile, anche se con più restrizioni e competenze più sofisticate per utilizzare, ad esempio, le VPN necessarie. Tuttavia, anche prima che molte delle fonti indipendenti fossero bandite, solo pochi russi ne attingevano. L'opinione pubblica comune è che ogni media mente. Le persone si sentono sopraffatte da informazioni contraddittorie e preferiscono fidarsi di coloro che sembrano essere più responsabili nei loro confronti. I media controllati dallo stato sembrano essere più rispettosi e responsabili almeno nei confronti del governo. Un altro motivo per fidarsi dei media statali è che descrivono l'immagine del paese a cui il pubblico vuole attenersi. Ciò non significa che la fiducia nei confronti dei media sia assoluta. Quando si parla di argomenti diversi possiamo misurare diversi livelli di fiducia. Le notizie più attendibili riguardano la politica internazionale, l'argomento che fornisce il quadro più piacevole. L'argomento meno attendibile: l'economia e la vita dei cittadini comuni. Naturalmente, potrebbe essere spiegato da un diverso livello di comprensione del problema. La politica internazionale è solitamente descritta come una situazione "in bianco e nero", mentre i problemi interni sono più vicini al pubblico, i russi hanno più fonti d'informazione al riguardo.

Quale canale mediatico in Russia oggi serve meglio la propaganda? Social networks o TV?

La TV rimane la fonte di notizie più popolare in assoluto e in particolare per quanto riguarda il conflitto in Ucraina. I sondaggi mostrano che gli utenti della TV sono significativamente più favorevoli al governo rispetto a coloro che evitano la TV.

E’ corretto affermare che l'opinione pubblica in Russia, come emerge dal sondaggio di Levada condotto a marzo in collaborazione con il Chicago Council on Global Affairs, ha un atteggiamento tanto positivo nei confronti di Putin, quanto per Lukashenko e Xi Jinping. Come vengono trattati paesi come la Bielorussia e la Cina dai giornali e dai media russi?

Le cifre degli atteggiamenti positivi sono leggermente maggiori per Putin che per Lukashenko e Xi Jinping. Naturalmente, Cina e Bielorussia sono descritte come alleate importanti. Inoltre, l'operazione speciale in Ucraina è chiamata "operazione alleata" (il supporto della Bielorussia è implicito quando viene detto) - ed è importante. Non è solo un attributo, per molti russi, sottolineare che abbiamo la “nostra squadra" contro il mondo occidentale. Allo stesso tempo, i russi capiscono che la Cina conduce una politica pragmatica e potrebbe cambiare il suo atteggiamento nei confronti della Russia se l'accordo dovesse fallire. In termini economici, la Cina credeva di performare significativamente di più rispetto alla Russia e di non dipendere da essa. Si ritiene che la cooperazione con la Cina non vada oltre l'area economica. Secondo l'opinione generale, la Russia è ancora un paese piuttosto europeo o autosufficiente ("a modo suo”), piuttosto che asiatico. La Bielorussia, invece, vista nel paradigma della fratellanza slava dove ha preso il posto del "fratello minore dopo la Russia”. In questo senso, il suo sostegno sembra ai russi più stabile, ma non così prezioso.

Quali sono le difficoltà quotidiane di un centro di ricerca come Levada?

La difficoltà principale è l'impreparazione del pubblico a percepire i risultati della ricerca sociologica. Invece di cercare di comprendere le origini sociologiche della situazione attuale, molti critici preferiscono cercare preposizioni sul perché non crederci presumendo che i sondaggi "mentono". A marzo i sociologi hanno anche affrontato un picco nel numero di contatti poichè sempre più persone rispetto al periodo di invasione, volevano condividere la propria opinione. L'effetto mobilitazione, che ha avuto luogo dopo la fine dell'inverno, non solo ha cambiato gli indici di gradimento, ma ha scosso la percezione generale dell'opinione pubblica: aumento delle aspettative economiche, sentimento di unità e orgoglio per il Paese. Questi cambiamenti non possono essere attribuiti solo alla paura. La rottura delle relazioni con la civiltà occidentale incarnava il desiderio di sbarazzarsi di standard esterni, estranei e norme pubbliche.

Raffaele Riccardo Buccolo

Raffaele Riccardo Buccolo

Lucano di nascita, ho studiato a Bologna. Il venerdì sera penso ancora di viverci. In sei anni ho cambiato quattro città. Quando sono triste ascolto De Andrè, quando sono felice pure. Mi piace costruire domande. Ho una meta ma sta ancora prendendo forma, nel frattempo continuo a camminare.

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